bacchelli by il diavolo al pontelungo

bacchelli by il diavolo al pontelungo

autore:il diavolo al pontelungo [pontelungo, il diavolo al]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-04-25T09:19:14+00:00


A Cafiero le tempie battevano e rintronavano nel capo. Una funerea stanchezza immemore gli occupò il cervello. Non dormiva, eppure sognava o gli pareva di sognare. E una angoscia sorda e lenta come l’eternità gli gravava e intenebrava il cuore. Gli pareva di essere in prigione e sotto accusa, d’avere svelato i nomi dei compagni. La voce di Bak-nin lo rimproverava e lo malediceva da un’orribile segreta. Egli cercava nella memoria con angoscia e terrore quando mai avesse potuto tradire; e il suo affanno, il suo sudor freddo, era di non poter ricordare e rintracciare quando e come né perché avesse parlato e tradita la causa.

Patì certo in quella notte il primo accesso di quella malattia che doveva condurlo in seguito al manicomio degli inguaribili.

Da pi-ore tutti erano andati a dormire, e Olimpia, vestita, gli dormiva al fianco. Egli giaceva nello spavento dell’incubo, simile a un sasso irremovibile sul petto, simile a un piombo doloroso.

XXII. Spiegazione

E la mattina seguente Antonia mantenne la sua promessa a Anna.

Bussò alla porta di Michele e gli disse che, quando fosse pronto, aveva qualcosa da dirgli. Bak-nin scese dal letto e cominciò a vestirsi. Intanto Antonia scese fra le aiuole dei fiori, e mondando una foglia secca, raddrizzando uno stelo, esaminando lo stato delle piante nella siccità, pensava con una melanconia dolce: - Addio, fiori, addio; bei giorni, per me siete finiti.

Bisognava aprire gli occhi; ed ella che men d’ogni altro li aveva chiusi in principio, era sulla fine la prima ad aprirli.

S’accorse che Michele la guardava dalla finestra facendosi la cravatta. Gli sorrise e lo salutò con un cenno della mano.

- Sali tu, o scendo io?

- Salgo io, Michele.

Poiché essi si trattavano come fratello e sorella, quella singolare condizione di moglie d’anima aveva imposto un riserbo e sviluppata una delicatezza fra i due coniugi nichilisti, che l’unione e la sazietà dei sessi nei matrimoni regolari spesso offuscano e distruggono. Essi, cosa anche pi-rara fra coniugati che fra liberi maschi e femmine, avevano confidenza reciproca e sapevano trattarsi. Entrare o ricevere in camera quel marito amato come un fratello minore e maggiore, era per lei e per lui qualcosa di meglio che l’entrare dei comuni mariti e mogli nelle camere della loro noia malintesa. E, poiché natura ha le sue immutabili leggi, il pensiero che fra uomo e donna è sempre nell’aria, induceva a gradevoli e utili esagerazioni di rispetto e di riguardo i due coniugi senza letto. L’educazione non è mai troppa.

Antonia, grata, sapeva quanto pensiero Bak-nin si prendeva della miseria di lei e dei figli. Sapeva anche quanto impossibile gli fosse metterci riparo.

- Quando io facevo delle difficoltà al vostro patto, - cominciò senz’altro non appena si fu seduta al tavolo di Bak-nin, il quale accese una sigaretta e si sedette sul letto, - prevedevo questo giorno, o Michele, e la mia paura era quella di chi sa che continuare a soffrire è meno doloroso che ricominciare a soffrire. Voleste fare a modo vostro, e io ho taciuto, perché pensai: “Questo bene mi è capitato senza che io lo cercassi, duri finché può!”.



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