Brontë Charlotte - 1847 - Il professore by Brontë Charlotte

Brontë Charlotte - 1847 - Il professore by Brontë Charlotte

autore:Brontë Charlotte
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: sentimentale, Romanzo
editore: Edizioni Paoline
pubblicato: 1972-03-31T22:00:00+00:00


Capitolo XVII

Dopo tutto, non avevo approfittato abbastanza dell'occasione così arditamente procuratami di parlare con M.lle Henri; avevo intenzione di chiederle come mai ella avesse due nomi di battesimo inglesi, Frances ed Evans, con un cognome francese, e inoltre da che le veniva quell'accento così buono. Avevo dimenticato entrambe le cose o, meglio, il nostro colloquio era stato così breve, che non avevo avuto il tempo di parlarne; non avevo neanche esaminato la sua capacità di parlare inglese; tutto quel che le avevo tirato fuori erano le parole “Sì” e “Grazie, professore”.

“Non importa” pensai. “Finirò un altro giorno quello che ho lasciato incompiuto adesso”.

Né mancai alla promessa che mi ero fatta. Era difficile creare una conversazione particolare, anche di poche parole, con una sola alunna tra tante; ma, come dice il vecchio proverbio, “volere è potere”; più d'una volta riuscii a trovare l'occasione di scambiare qualche parola con M.lle Henri, senza curarmi del fatto che l'invidia mi fissava e la diffamazione mormorava, ogni volta che mi avvicinavo a lei.

— Datemi un istante il vostro quaderno.

In questo modo iniziavano spesso questi brevi dialoghi; l'ora era sempre quella della fine della lezione; e, facendole segno di alzarsi, mi mettevo al suo posto, lasciando che ella stesse rispettosamente al mio fianco: poiché ritenevo che fosse saggio e giusto, nel suo caso, imporre severamente tutte le forme abitualmente usate tra professore ed alunna; tanto più che mi accorgevo che, mano mano che il mio contegno diventava austero ed autoritario, il suo diveniva disinvolto e presuntuoso: senza dubbio, una terribile contraddizione all'effetto abituale in questi casi; ma era così.

— Una matita — dissi, stendendo la mano senza guardarla. (Sto per fare un breve rapporto della prima di queste conversazioni). Ella mi diede la matita ed io, mentre sottolineavo alcuni errori in un esercizio di grammatica che aveva fatto, osservai:

— Voi non siete nata in Belgio, vero? — No.

— E nemmeno in Francia?

— No.

— Qual è, allora, la vostra città natale?

— Sono nata a Ginevra.

— Non mi direte che Frances ed Evans sono nomi svizzeri, spero.

— No, signore; sono nomi inglesi.

— Appunto; è forse abitudine dei ginevrini dare appellativi inglesi ai loro bambini?

— Non, Monsieur, mais… {101}.

— Parlate inglese, per favore.

— Mais…

— Inglese…

— Ma — (lentamente e con un certo imbarazzo) — i miei genitori non erano tutti e due ginevrini.

— Dite entrambi, invece di “tutti e due”, Mademoiselle.

— Non entrambi svizzeri: mia madre era inglese.

— Ah! ed era di origine inglese?

— Sì: i suoi antenati erano tutti inglesi.

— E vostro padre?

— Lui era svizzero.

— E poi? Qual era la sua professione?

— Ecclesiastico, pastore; aveva una chiesa. — Se vostra madre è inglese, perché non parlate questa lingua con più abilità? — Maman est morte, il y a dix ans{102}.

— E voi rendete omaggio alla sua memoria dimenticando la sua lingua. Abbiate la bontà di eliminare il francese dalla vostra mente, finché parlo con voi: continuate in inglese. — C'est si difficile, Monsieur, quand on n'en a plus l'habitude{103}!

— Ne avevate l'abitudine, precedentemente, suppongo? Ora rispondetemi nella vostra lingua materna.



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