Chiedimi la luna by Cristiano Caccamo

Chiedimi la luna by Cristiano Caccamo

autore:Cristiano Caccamo [Caccamo, Cristiano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Harper Collins Italia
pubblicato: 2020-09-08T22:00:00+00:00


I BACI DEGLI ANGELI

Era quasi buio quando Adhara fece ritorno al supermercato. Quella sera non era di turno. Aveva un impegno con quello strambo e insolito sconosciuto.

Aibek era lì fermo seduto. Non si era mai mosso da quel punto. Aspettava.

«Ciao, wow sei puntuale, eh? Di solito sono sempre io quella che arriva in anticipo. Avevi così tanta voglia di vedermi che hai aspettato qui tutto il giorno? Di’ la verità» disse con una leggera risata.

Lui non rispose.

«Bene… Tiramisù?»

«Tiramisù? Cos’è?»

«Non sai cos’è il tiramisù? Ma dove vivi?»

«Sulla luna.»

«Oh, sì, quello si capisce subito» rispose Adhara come a volerlo prendere in giro. «Senti, ma cosa ti ha spaventato così tanto ieri? Da dove sei fuggito?»

«Non sono fuggito, io non lascerai mai casa mia; per nessuna ragione mancherei al mio compito.»

Adhara non capiva cosa stesse dicendo, avrebbe voluto aiutarlo. «Vuoi che ti riaccompagni a casa?» gli propose.

«Lascia stare, è complicato.»

«Scusa, eh, se cerco di aiutarti.»

Aibek capì di essere stato un po’ brusco e provò a rimediare. «Sei molto gentile con me.»

«Ecco, sì, e non farmene pentire» gli rispose con un mezzo sorriso.

«Non so proprio come posso esserci finito qui.»

Adhara continuava a non capire a cosa si riferisse. «Qui dove?»

«Su questa palla bluastra.»

«Certo, ricominci con la storia della luna, vero?»

«Te l’ho detto che non avresti capito…» Aibek aveva un’espressione scura, triste.

«Scusa hai ragione, parlamene se vuoi.»

«Prima dimmi cos’è questo tiramisù. Riesce davvero a portarti su?»

«Certo, è un dolce pazzesco, si fa con le uova, il mascarpo…»

Ad Aibek non interessava sapere cosa fosse, ma averla vicino, sentirla parlare, lo rasserenava, gli faceva dimenticare per qualche piccolo istante la sciagura che stava vivendo.

«… poi ci spolveri sopra il cacao e tadan ecco pronto il tiramisù.»

Aibek continuava a fissarla. Improvvisamente notò sul viso di Adhara una macchia. Allungò la mano per toccarla.

«Che fai?»

«Quella macchia lì, mi ricorda tanto casa. Mio padre mi raccontava che mia madre aveva la pelle simile alla superficie della luna, che era un marchio sacro, un segno celeste che faceva di lei un angelo.»

Adhara pensò che il ragazzo che aveva di fronte fosse davvero un pazzo.

«Macchie! Sono solo macchie» gli rispose tirando fuori dalla borsa lo specchietto e il fondotinta per sistemarsi.

«Macché! Non è vero, quelli sono i baci degli angeli. Quel punto bianco è dove hanno poggiato le labbra lasciando sulla pelle la purezza. Non te l’hanno mai detto?» Questa volta Aibek aveva un tono più risoluto.

«Senti, matto, andiamo a mangiare qualcosa.»

Iniziò a piovere.

«Aspetta, questa cos’è?» disse Aibek alzando la testa verso il cielo.

«Di cosa stai parlando?»

Aibek non aveva mai visto la pioggia.

«Questo» le disse allungando le mani. «Non vedi che qualcosa cade dal cielo? Ha un odore che non ho mai sentito.» E tirò fuori la lingua.

Adhara pensò tra sé e sé: Andiamo bene. Poi guardandolo con stupore gli chiese: «Ma come fai a non saperlo. Mi stai prendendo in giro?! È solo pioggia, succede spesso e, per la cronaca, è una cosa del tutto normale».

«No, sei tu che non hai capito. Questo è un dono, sono le carezze di Dio, non le senti?»

«Cosa dovrei sentire? Si tratta di pioggia, solita, stupida, comune pioggia.



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