la mente di marte by edgar rice burroughs

la mente di marte by edgar rice burroughs

autore:edgar rice burroughs [burroughs, edgar rice]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: fantascienza
editore: Nord
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00


CAPITOLO IV

TAVIA

Nella vita di ogni uomo ci sono momenti in cui si resta colpiti dalla prova dell’esistenza di un potere superiore che guida i nostri gesti, chiamato a volte «mano della provvidenza» oppure spiegato come un sesto senso che guiderebbe dentro quella parte del cervello che controlla le nostre azioni le percezioni di cui non siamo oggettivamente consci. Qualunque sia la spiegazione, resta il fatto che mentre ero lì in quella stanza buia, nell’antico palazzo della città abbandonata, arrestai a metà il gesto di conficcare la spada nel morbido corpo che si agitava ai miei piedi, anche se in quel momento avrebbe potuto essere la cosa più giusta da fare. Invece mi limitai a premere con decisione la punta della spada contro quella carne cedevole, e bisbigliai una sola parola: – Silenzio!

Mille volte da quell’istante ho ringraziato i miei antenati per non aver seguito il mio naturale istinto, perché in risposta al mio energico ammonimento una voce sussurrò: – Non colpire, uomo rosso: sono della tua razza, una prigioniera. – Chi aveva parlato era una ragazza.

Tirai subito indietro la lama e m’inginocchiai accanto a lei. – Se sei venuto a tagliare queste corde – mi disse, – fa’ presto, perché fra poco verranno a prendermi.

Feci scivolare rapidamente le mani sul suo corpo e scoprii che aveva i polsi e le caviglie saldamente legati con cinghie di cuoio: sfoderai il pugnale e rapidamente le tagliai.

– Sei sola? – le chiesi, mentre l’aiutavo ad alzarsi.

– Sì – rispose. – Nella stanza accanto si stanno giocando la mia persona per decidere a chi apparterrò. – In quell’attimo si udì uno sferragliare di armi nell’altra stanza. – Eccoli che vengono! – esclamò la ragazza. – Non devono trovarci qui.

La presi per mano e mi avvicinai alla finestra dalla quale ero entrato, e per fortuna pensai bene di dare un’occhiata al viale prima di uscire: infatti, quando guardai a destra lungo la facciata dell’edificio, vidi un guerriero verde che sbucava dall’ingresso principale. Evidentemente avevamo udito il tintinnio delle sue spade mentre attraversava la stanza vicina fino alla porta esterna.

– C’è un’altra uscita, da questa stanza? – chiesi, in un sussurro.

– Sì – rispose la ragazza. – Di fronte a questa finestra c’è una porta che si apre su un corridoio. Era aperta, quando mi hanno portata qui, ma l’hanno chiusa.

– Per ora saremo più sicuri dentro l’edificio che fuori – dissi. – Vieni. – Insieme, attraversammo di nuovo la stanza, poi cercammo tentoni lungo la parete finché trovammo la porta. La socchiusi con la più grande cautela, per timore che i suoi antichi cardini potessero tradirci col loro cigolio. Aldilà della porta si apriva un corridoio buio come le profondità dell’Omean. Vi entrai, precedendo la ragazza, e chiusi dietro di noi la porta. Ci allontanammo alla cieca in quel nero nulla, un passo dopo l’altro, in direzione opposta a quella della stanza occupata dai guerrieri verdi, fino a quando, poco dopo, scorgemmo davanti a noi un fioco bagliore: aguzzammo gli occhi e vedemmo che usciva dalla porta aperta di una stanza che si apriva sul cortile interno dell’edificio.



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