L'alternativa Oppenheimer by Robert J. Sawyer

L'alternativa Oppenheimer by Robert J. Sawyer

autore:Robert J. Sawyer [Sawyer, Robert J.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-06-15T12:00:00+00:00


Kitty si girò sul fianco, dando la schiena a Robert. Emise un lungo sospiro che sembrava un sussurro, il suo ultimo suono di quella notte.

30

Abbiamo conosciuto il peccato di orgoglio. Abbiamo avuto l’orgoglio di sapere cos’era bene per l’uomo. Non è di questo che si occupa uno scienziato.

J. ROBERT OPPENHEIMER

«Maledizione, Oppenheimer. Ho detto di no!»

Oppie fu colto alla sprovvista. Era la prima volta che sentiva Groves imprecare, e quando si rivolgeva a lui lo chiamava sempre “dottore” o “professore”.

Cercò di parlare in tono calmo: «Ci serve quella visione generale che è propria di Szilard. Se vogliamo risolvere il problema ci vorranno idee nuove e nuovi approcci, e nessuno è più bravo di Szilard a trovarli. Supponga… supponga che io riesca a farvi incontrare il meno possibile».

«E come?» chiese Groves.

In quell’istante il cuoco uscì dalla cucina per portare altro caffè. Kitty era andata fuori con i bambini e il colonnello Nichols era a Princeton per sbrigare delle commissioni per il generale. «Supponga che io assegni a Leo un dipartimento privato che ha sede qui all’istituto ma non a Fuld Hall. A lui e a qualche altro collega… diciamo “stravagante”. Se ne staranno lì in disparte a scambiarsi idee e, se non approderanno a niente, be’…» sorrise al generale, che occasionalmente lo aveva rimproverato di essere un perfetto ignorante in un unico campo, ovvero lo sport «nessun danno, nessun fallo.»

Oppie notò un lieve fremito dei baffi quando il generale si accorse della similitudine sportiva. Ma la frivolezza non durò. «Szilard è una minaccia.»

«So che lo pensa» disse Oppie. Erano seduti nel soggiorno di Olden Manor che, come la maggior parte delle stanze, aveva le pareti dipinte di un bianco brillante, mentre il pavimento era un parquet di quercia che scricchiolava. Un tramonto di Van Gogh, appartenuto alla collezione di suo padre, era appeso sopra il caminetto di marmo. Prima di essere acquistato dall’IAS, l’edificio era stato la residenza del governatore del New Jersey. Frank Aydelotte stava ancora sbrigando i suoi compiti amministrativi, ma lui e sua moglie si erano già trasferiti a Princeton, in un appartamento vicino alla chiesa dei quaccheri che frequentavano.

«So che» continuò Oppie «circa un anno fa lei chiese a Conant di trovare un posto a Szilard a Harvard perché stesse lontano dal Progetto Manhattan.» Groves si accigliò, aveva l’espressione di chi si accorge che è stato violato un segreto. Da come l’aveva saputa Oppie, il generale aveva perfino proposto che fosse il governo a pagargli lo stipendio pur di convincere Harvard ad assumerlo.

«Allora saprà anche» ribatté Groves «che il dottor Conant mi rise in faccia, dicendomi che nessuna cifra sarebbe stata sufficiente per far assumere quel grattacapo di Szilard… e che nessun’altra università l’avrebbe voluto.»

«Io però lo voglio» insistette Oppie. «Lo voglio qui, con tutto il suo pensiero peripatetico, all’Institute for Advanced Study. Onestamente, su questo terreno – e lo dico in senso sia figurato sia letterale – lui è molto più adatto di lei e di me. Inoltre è al corrente del nostro progetto, e lei gli ha già chiarito che il lavoro deve rimanere segreto.



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