Le ragazze Monroe by Antoine Volodine

Le ragazze Monroe by Antoine Volodine

autore:Antoine Volodine [Volodine, Antoine]
La lingua: ita
Format: epub
editore: 66THAND2ND
pubblicato: 2023-02-21T00:00:00+00:00


30.

A metà serata, dopo che non una parola era più uscita dalle labbra di chicchessia per ore, Kaytel si alzò, raccolse il barattolo di malossol e, rivolgendosi a chi aveva intorno, grugnì di voler raggiungere il terzo piano. Inaspettatamente, Strummheim si alzò subito anche lui e si apprestò a seguirlo. Con ogni evidenza, non aveva voglia di rimanere tutta la notte in compagnia dei vecchi.

Kaytel imboccò le scale che conducevano al pianerottolo successivo e già che c’era spinse il pulsante che azionava il timer. Nonostante le ripetute pressioni, la luce non apparve.

«È stato manomesso» osservò Strummheim.

«Da chi?» obiettò Kaytel.

«Da Kaytel» dichiarò subito Strummheim. «Dama Patmos mi ha messo in guardia riguardo a lui. Conosce l’indirizzo del suo nascondiglio. Tenterà di ucciderla».

«Mah» sottolineò Kaytel.

Erano arrivati al pianerottolo del terzo piano, davanti all’appartamento di Borgmeister.

Strummheim trattenne Kaytel.

«Aspetti» bisbigliò. «E se l’altro fosse dietro la porta, in agguato?».

«Siamo in due» disse Kaytel. «Possiamo neutralizzarlo».

«Dama Patmos non ha mica parlato di neutralizzarlo» disse Strummheim. «Ha detto di giustiziarlo».

«Bah» disse Kaytel con un singulto.

Spinsero la porta ed entrarono. Kaytel accese la luce. La stanza era vuota. Puzzava di chiuso e di condutture intasate. Kaytel arricciò il naso.

«La pioggia non smette» commentò. «L’aria non circola bene».

Indicava il lucernario. Ci si avvicinò e allargò l’apertura. Al rumore delle gocce che colpivano il vetro si sovrappose subito il loro mitragliare sul tetto.

«Faccia come a casa sua, Strummheim» lo invitò Kaytel senza entusiasmo.

Strummheim non si comportava affatto come un visitatore intimidito, anzi, si metteva comodo. Si levò il cappotto informe da poliziotto e, siccome l’unico appendiabiti accanto alla porta era occupato dallo straccio impermeabile di Kaytel, lo gettò di traverso sul letto e si sedette sul materasso di fronte all’entrata. Il suo respiro accelerò per un istante, poi si calmò, e trenta secondi dopo s’interruppe per non riprendere più.

Kaytel posò il barattolo di malossol sul comodino. Strummheim si era seduto proprio nel punto che lui aveva occupato senza sosta durante le notti e i giorni precedenti, e la cosa lo irritò leggermente, tanto da pensare di chiedergli di spostarsi, ma poi lasciò perdere. Scostò una manica del cappotto di Strummheim che occupava troppo spazio e si sedette, anche lui, dall’altro lato del letto, fissando quel che aveva davanti, il muro dall’intonaco sporco e rigonfio, le macchie di gesso.

Si davano le spalle, ma così, senza ostilità. Nella stanza regnava una pace profonda.

La luce cruda. La lampadina nuda. Talvolta un breve calo di tensione, ma niente di davvero rilevante. La pioggia all’esterno.

Gli odori di fogna.

L’immobilità dei due uomini.

Passarono le ore.

Né Strummheim né Kaytel si agitavano, se non molto poco, mettendo fine quasi inavvertitamente e per un breve lasso di tempo alla catatonia e all’apnea, quindi Strummheim si girò per metà verso Kaytel.

«Dica un po’, Borgmeister,» disse «e se intanto mi facesse un esorcismo?».

Kaytel ebbe un sussulto. Era stato sorpreso in piena sonnolenza.

«Un esorcismo?» ripeté.

«Un rituale di purificazione» chiarì Strummheim. «Nel caso in cui Kaytel si presentasse e io dovessi ucciderlo».

Kaytel si fece sfuggire un lungo sospiro affranto.

«Non è necessario» continuò.

«Ma lei non è uno sciamano?» fece Strummheim.



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