Mac per tutti 07 by A. E. Stanley

Mac per tutti 07 by A. E. Stanley

autore:A. E. Stanley [Stanley, A. E.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-29T10:29:35+00:00


Adobe Acrobat segua una strada diversa e comprenda nei file le informazioni necessarie sui caratteri scelti dal creatore del documento. Acrobat in realtà fa parte di un insieme di tecnologie create da Adobe Systems (che presentò la tecnologia PostScript nel 1984) per coordinare le fonti e i file che le contengono. Al cuore di questo insieme si trova Adobe Type Manager (ATM), illustrato nella scheda 86.

La sua versione di base risolve tra l’altro la questione dei «corpi anomali»; nella scheda 84 potete vedere come la fonte ITC Garamond 1 metta a disposizione per lo schermo caratteri nei corpi 10, 12, 14, 18… Come fare, allora, se desideriamo comporre un testo in corpo 11 (come questa pagina), o in corpo 12,3 oppure 37,5? ATM consente una corretta visualizzazione dei corpi «anomali» utilizzando in parte le informazioni contenute nelle fonti per lo schermo e in parte quelle per la stampante; senza questo lavoro, questa pagina avrebbe un aspetto decisamente confuso e sgradevole sullo schermo; i caratteri sarebbero perfetti in fase di stampa, ma comporre un testo senza vedere il risultato sullo schermo renderebbe il lavoro molto poco efficiente.

La versione superiore di ATM – SuperATM , ora incorporato in ATM

DeLuxe – consente di risolvere altri due importanti problemi. Uno di questi è: come fare se trasmettiamo un nostro documento che utilizza per esempio la fonte Catflisch a un computer che non abbia a disposizione questa fonte? L’altro riguarda più direttamente Mac OS. Se utilizziamo il nostro computer sempre per lo stesso tipo di lavoro, è probabile che ce la caviamo benissimo inserendo una dozzina di fonti nella cartella Font all’interno della Cartella Sistema (vedi SCHEDA 26). Se invece, come può accadere in una casa editrice o in un centro di servizi editoriali, dobbiamo avere a disposizione qualche centinaio di fonti, questa soluzione metterebbe sotto stress sia noi che lo stesso Mac OS. Tutti i menu dei caratteri dei vari programmi conterrebbero centinaia di elementi, e il sistema operativo verrebbe rallentato. Esistono vari programmi, come Suitcase, Font Monger e lo stesso ATM DeLuxe, che consentono di rag-gruppare le fonti (in valigette) senza inserirle nella cartella Font, e di attivarle e disattivarle, anche automaticamente, a seconda delle esigenze del documento che abbiamo aperto.

Oltre alle indicazioni e alle spiegazioni utili – almeno spero – a capire in che cosa consiste il desktop publishing, sia su carta sia in linea, forni-te fino a questo punto, spero che ormai il lettore si sia fatto una chiara idea del ruolo svolto dal sistema operativo Mac OS. Questo non consiste nel dettare le soluzioni, ma nel renderle possibili. Penso, per esempio, che sarebbe stato possibile, verso il 1984 o il 1985, dettare una soluzione unica per la gestione dei caratteri in ambiente Mac; questa avrebbe sicuramente offerto per un po’ di tempo dei vantaggi. Se il sistema avesse allora incorporato in sé soluzioni complete e specifiche, però, avrebbe nella stessa misura ridotto la sua flessibilità e reso più difficile lo sviluppo successivo di soluzioni nuove e migliori. Da anni, qualsiasi



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