Steve Jobs by Walter Isaacson

Steve Jobs by Walter Isaacson

autore:Walter Isaacson [Isaacson, Walter]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
ISBN: 9788852021060
editore: Mondadori


XXIII

Il reintegro

Lo sconfitto di oggi sarà il vincitore di domani

1997: Gil Amelio chiama Steve Wozniak sul podio, Jobs resta sullo sfondo.

Restando dietro le quinte

«È difficile vedere un artista di trenta o quarant’anni in grado di creare qualcosa di veramente stupefacente» aveva dichiarato Jobs quando stava per compiere trent’anni.

E questo era stato vero per il Jobs trentenne, in tutto il decennio cominciato con la sua uscita dalla Apple. Ma dopo aver compiuto i quarant’anni, nel 1995, era rifiorito. In quell’anno venne lanciato nelle sale Toy Story e, l’anno seguente, l’acquisto della NeXT da parte della Apple gli permise di rientrare nell’azienda che aveva fondato. Tornando alla Apple, Jobs avrebbe dimostrato che anche gli ultraquarantenni possono essere fra i migliori innovatori: dopo aver trasformato il personal computer a vent’anni, avrebbe contribuito a rivoluzionare i riproduttori musicali, il modello commerciale delle case discografiche, la telefonia mobile, le applicazioni, i computer tablet, i libri e il giornalismo.

Aveva detto a Larry Elison che la sua strategia di rientro era vendere la NeXT alla Apple, essere nominato nel consiglio di amministrazione ed essere pronto quando Amelio fosse inciampato. È probabile che Ellison fosse effettivamente sconcertato dall’insistenza di Jobs nell’affermare che non era una questione di soldi. Ma almeno in parte era vero. Jobs non aveva gli sterminati bisogni di consumo di Ellison né la pulsione alla filantropia di Gates né la spinta competitiva a verificare quanto in alto potesse salire nella classifica di «Forbes». Anzi, le esigenze del suo ego e le sue motivazioni personali lo avevano spinto a cercare di realizzarsi lasciando un’eredità che impressionasse gli altri. Una duplice eredità: la creazione di grandi prodotti innovativi e rivoluzionari e la costruzione di un’impresa duratura. Voleva entrare nel pantheon degli Edwin Land, dei Bill Hewlett, dei David Packard; ed entrarci un gradino più su. Il miglior modo per ottenere questo risultato era tornare alla Apple e reclamare il suo regno.

Eppure… quando venne il tempo del reintegro, ci fu una strana esitazione. Non era certo l’idea di far fuori Gil Amelio a frenarlo: questo faceva parte della sua natura e per lui era difficile temporeggiare, una volta che aveva stabilito che Amelio non sapeva cosa stesse facendo. Ma quando il calice del potere fu vicino alle sue labbra, divenne stranamente esitante, perfino riluttante, forse evasivo.

Salì a bordo nel gennaio 1997 come consulente informale part-time, come aveva detto ad Amelio che avrebbe fatto. Cominciò a far sentire la propria presenza nell’area delle risorse umane, in particolare con l’intento di proteggere i suoi, quelli che avevano vissuto la transizione dalla NeXT. Ma nella maggior parte degli altri ambiti era insolitamente passivo. La decisione di non nominarlo nel consiglio di amministrazione l’aveva offeso e la proposta di gestire la divisione sistemi operativi dell’azienda lo aveva umiliato. Amelio era così riuscito a creare una situazione in cui Jobs era allo stesso tempo dentro e fuori dall’azienda, che non era una ricetta per la pace. Jobs, in seguito, avrebbe ricordato:

Gil non mi voleva fra i piedi. E io pensavo che lui fosse un incapace.



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