Gli impuniti by Carla Del Ponte

Gli impuniti by Carla Del Ponte

autore:Carla Del Ponte [Del Ponte, Carla]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788893427517
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Vivere sotto la bandiera nera

NEI miei viaggi con la commissione e nelle conversazioni con i testimoni ho sempre constatato che le vittime chiedono che si faccia chiarezza sui crimini e venga giustamente punito chi le ha scacciate, mutilate e traumatizzate.

I feriti ci raccontavano del cecchino che dal suo nascondiglio li prendeva di mira mentre svolgevano varie attività quotidiane, per esempio quando uscivano di casa per andare a comprare il pane. Alcuni, dopo essere stati colpiti, riuscivano a mettersi al sicuro strisciando per terra. Nessuno poteva sapere per certo se il tiratore avesse solo voluto ferirlo o avesse sbagliato il colpo.

A volte ascoltando certe storie, soprattutto se riguardavano i bambini, mi sentivo profondamente turbata.

Sono convinta, però, che la rabbia nei confronti degli attentatori non favorisca le indagini: bisogna sempre pensare e comportarsi in modo razionale.

La follia della guerra riguarda persone delle due parti, o addirittura di una terza. Tuttavia posso assicurare che anche chi veniva ferito da una scheggia «impersonale» o vedeva i suoi cari sepolti sotto le macerie di una casa distrutta dalle bombe era sempre interessato a capire come si fossero svolti i fatti. Abbastanza spesso ci siamo sentiti dire: «Dovete processarli!»

Questi mutilati di guerra non hanno un’idea ingenua della giustizia e naturalmente sanno benissimo che la maggior parte dei criminali rimane impunita. I colpevoli si nascondono dietro le uniformi e gli ordini, e i morti nelle fosse comuni non risorgeranno per deporre contro di loro.

Le vittime avranno mai giustizia? La speranza, come dice il vecchio proverbio, è l’ultima a morire. Era a questo che si aggrappavano le persone che decidevano di collaborare con noi, mentre cercavano di riorganizzare la loro vita, il loro destino.

Dicevo sempre loro che la giustizia si sarebbe ancora fatta aspettare, non volevo aggiungere altro, ma ero animata dalla loro stessa speranza.

Mentre centinaia di seguaci di Assad gli voltavano le spalle mettendosi a nostra disposizione come testimoni, i salafiti e i jihadisti non rinnegarono mai la loro fede.

La Casa Bianca parla di «ISIL» e l’Eliseo di «Daesh», il Times scrive «ISIS», ma tutti intendono lo stesso gruppo terroristico, lo «Stato islamico in Iraq e nella grande Siria», chiamato anche IS. Avrei voluto chiedere a un autoproclamatosi guerriero di Dio qual è il nome migliore, ma purtroppo non ci sono mai riuscita.

La nostra «lista» al sicuro nella cassaforte dell’Alto commissariato comprendeva anche diversi nomi di appartenenti all’ISIS, che però erano relativamente pochi rispetto alla legione di assassini e tagliagole. Con mio grande dispiacere i jihadisti non riempiranno i banchi degli imputati di un futuro tribunale.

«Non abbiamo bisogno di più commissari», dissi prendendo la parola durante una seduta nel Palazzo Wilson, «ma di più inquirenti, agenti di polizia!»

Richiedemmo per iscritto un aumento del budget a nostra disposizione, ma senza successo. Ne domandammo il motivo, ma non ricevemmo nessuna risposta.

Ciò che differenziava questa guerra da tutte le precedenti era la volontà dei colpevoli di mettersi in mostra. L’ISIS celebrava le proprie crudeltà su internet per attirare nuovi adepti e spaventare i nemici. Il 19 novembre 2014 dedicammo ai loro misfatti un intero rapporto.



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