Statue viventi by Günter Grass

Statue viventi by Günter Grass

autore:Günter Grass [Grass, Günter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2024-01-15T00:00:00+00:00


“Senza tempo”, aveva detto la guida che accompagnava il nostro gruppo nel coro occidentale. “Quale prodotto artistico della sua epoca, di tutte le statue dei fondatori, Uta di Naumburg è quella più vicina a noi, come se appartenesse alla nostra società, come se si fosse emancipata dai vincoli della sua classe, e avesse davanti agli occhi un obiettivo preciso, anche se per noi solo sfocato.”

Con questa citazione tratta dal patrimonio musicale della Libera Gioventù Tedesca, ci veniva ricordato che, a differenza del decaduto impero degli Hohenstaufen, lo Stato degli operai e dei contadini esisteva ancora, anche se in una deplorevole condizione di degrado. E due anni e mezzo dopo, l’esperta guida, di fronte a visitatori del coro occidentale, prevalentemente vestiti secondo la moda dell’Occidente, potrebbe non aver più letto negli occhi di Uta, imperturbata di fronte agli eventi del suo tempo, un obiettivo. Cosa potrebbe invece riconoscere a portata di mano o sospettare in un lontano futuro? O forse il suo sguardo è semplicemente vuoto, al massimo occupato dalla sua vita interiore? La previsione del Maestro di Naumburg si è avverata, perché uno sguardo vuoto vuole costantemente essere riempito di significato, perché ognuno pensa di dover offrire a quello sguardo un oggetto o di dovergli dischiudere un abisso.

Lo stesso accadde anche a me. Quando la vidi davanti alla facciata giocosamente articolata del Duomo di Milano, una figura nordica estranea alla luce accecante del Sud, mi sorse impellente la domanda: cosa vede, cosa riconosce, cosa la spaventa? Sta guardando all’indietro, agli ultimi Hohenstaufen – a Corradino di Svevia a cavallo! – oppure sono i grassi e ipernutriti piccioni sulla piazza del Duomo a darle disgusto, se messi a confronto con i milioni di bambini che muoiono di fame nelle zone dell’Africa colpite dalla siccità? Oppure guarda annoiata il costante afflusso di nuovi turisti, tutti con gli stessi abiti colorati? E perché è qui, a Milano, e non dove la cercavo, davanti al Duomo di Ulm?

Tra l’altro, non era sola, c’erano anche altre figure. I soliti monaci mendicanti. Una santa Veronica con il sudario. E vicinissimo a lei, ma con lo sguardo rivolto altrove, una divinità egizia, tutta dorata, quella con la testa di uccello. A differenza di Uta che, nonostante il caldo di mezzogiorno, non sudava – almeno, quando mi avvicinai insieme a un gruppo di turisti fiamminghi, non vidi la sua pelle grigia imperlata di gocce luccicanti – la doratura della divinità, che indossava solo un perizoma, sembrava liquefarsi. Ma sì, era… Sotto l’oro che colava, sembrava… E già mi pareva di vedere in quel dio Horus tutto sudato il compagno leggermente zoppicante della mia Uta, il suo protettore sempre pronto alla violenza. Fui subito tentato di rivolgergli la parola, ero già davanti alla sua piccola ciotola dorata, dove, quasi per punizione, non feci cadere nemmeno una moneta. È lui. Poteva essere lui.

Poco dopo però, quando mi rifugiai all’ombra dei portici sul lato della piazza del Duomo, lo vidi, vestito normalmente, seduto al tavolino di un caffè all’aperto. La tazzina dell’espresso era vuota, il bicchiere dell’acqua mezzo pieno.



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