Storie Allegre by Carlo Collodi

Storie Allegre by Carlo Collodi

autore:Carlo Collodi [Collodi, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Poetry, Continental European, Science, Life Sciences, Primatology, Zoology
ISBN: 9788889726419
editore: ed.it
pubblicato: 2009-06-15T15:58:42.875000+00:00


14. Pipì ritrova finalmente Alfredo e parte con lui

Intanto lo scimmiottino si persuadeva ogni giorno di più che quella casina fosse fatta apposta per lui: e dicerto vi sarebbe rimasto per tutto il resto della vita, se una sera, come già sapete, mosso a compassione di un ciechino che domandava per carità un po' di ricovero, non avesse aperto la porta al suo terribile persecutore.

“Potrei sapere”, disse Golasecca, appoggiandosi con le spalle alla porta che aveva richiusa dietro di sé, “potrei sapere chi è quel pietoso benefattore, che si è degnato di ospitarmi?”

“Quel benefattore sono io”, rispose Pipì, alterando un poco la voce, per non essere riconosciuto.

“E voi come vi chiamate?”

“Mi chiamo... io!”

"Questa voce la riconosco!", masticò il cieco fra i denti: quindi soggiunse:

“Ditemi, mio caro benefattore, avete mai veduto per questi dintorni uno scimmiottino color di rosa?”.

“Degli scimmiottini ne ho veduti dimolti: ma non erano color di rosa: erano tutti di un colore verde e giallo, come la frittata cogli spinaci.”

"Questa è la sua voce!... è lui dicerto!" “Fra questi scimmiottini ne avete per caso conosciuto qualcuno che avesse nome Pipì?”

“No!... anzi, sì... Mi pare di averne conosciuto uno. Ma quel Pipì era una birba matricolata... un vero malanno.”

“Pur troppo! Figuratevi che io gli avevo fatto un monte di carezze e l'avevo perfino tenuto a cena con me, alla mia tavola... e sapete come mi ricompensò? Mi ricompensò col saltarmi agli occhi a tradimento e coll'accecarmi, come se fossi un filunguello!”

“Questo poi non lo credo.”

“Non lo credete?”

“No. Pipì era una birba: ma non aveva il cuore così cattivo da commettere una simile scelleraggine.”

“Eppure è lui che mi ha accecato.”

“No, no, no.”

“Sì, sì, sì.”

“Credetelo, Golasecca, quello che vi ha accecato non sono stato io; sarà stato Nanni, il gatto di Moccolino.”

“Ah! finalmente ti sei scoperto!”, urlò il capo-masnada, con un grugnito di feroce allegrezza.

Pipì si pentì subito della sua imprudenza: ma oramai era tardi!

“Sono bell'e morto!”, disse girando gli occhi in cerca di una finestra per poter fuggire. Quella casina disgraziatamente non aveva finestre!

Intanto Golasecca, brancolando in qua e in là con le mani, riuscì a prendere lo scimmiottino: e dopo averlo acciuffato, lo legò con una catenella di ferro e se lo pose a cavalluccio sulle spalle.

Poi uscì di casa, e prese la prima straducola che gli capitò davanti ai piedi.

“Che mi conducete a morire?”, domandò il povero Pipì con un filo di voce che si sentiva appena.

“Fra poco te ne avvedrai! A buon conto, tu che hai gli occhi buoni, mi farai da guida lungo la strada.”

“Dove volete andare?”

“Dove le gambe mi portano.”

Camminando giorno e notte, fecero un lunghissimo tragitto senza fermarsi mai: finché una bella mattina si trovarono in una grossa città posta in riva al mare, e nel cui porto brulicavano cento e cento bastimenti a vapore.

Golasecca, sedutosi sopra una panchina lungo la spiaggia, cominciò a frugarsi tutte le tasche del vestito: ma non avendovi trovato nemmeno un soldo per comprarsi un boccon di pane, si volse verso Pipì che era mezzo morto di fame e



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