Terapia riabilitativa by Z. A. Maxfield

Terapia riabilitativa by Z. A. Maxfield

autore:Z. A. Maxfield [Maxfield, Z. A.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Gay, Romance, Erotica, Fiction
ISBN: 9788898426966
editore: Triskell Edizioni
pubblicato: 2015-10-08T22:00:00+00:00


* * * * *

Un’ora più tardi, Izzie mi fece cenno di entrare nella stanza della terapia. «È pronto per te, tesoro,» mi disse mentre mi superava. Aprii la porta e trovai Ken sul lettino dei massaggi, sdraiato sul fianco, rivolto verso la parete più lontana. Questa volta sembrava che indossasse soltanto i boxer.

Sopra un tavolo vicino alla porta giaceva una pila di morbidi asciugamani, così ne presi uno e raggiunsi Ken.

Iniziai prendendo il dosatore di crema corpo. «Ti piace l’aroma della crema che ho usato la volta scorsa?»

«Sì,» disse lui, ancora rivolto dall’altra parte.

«Ha dentro una punta di eucalipto.» Me ne versai una dose generosa nel palmo di una mano, e misi l’altra mano sulla sua spalla. «Potresti sdraiarti sulla schiena?»

Rotolò sulla schiena, ma si gettò il braccio sopra il viso. «Non so come puoi essere così gentile con me dopo quello che ho fatto ieri notte.» Mi guardò da oltre la mano. «A meno che tu non stessi facendo il gentile anche allora.»

Gli tolsi il braccio dal viso e iniziai, come faccio sempre, massaggiandogli le spalle e i pettorali. «Lo sai che non è così.»

«Mi dispiace, Jordan. Mi dispiace da morire.» Mi afferrò la mano mentre gli accarezzavo il petto. «Sono andato nel panico.»

«Lo so questo, Ken,» gli dissi. «Rilassati adesso. Parleremo dopo.» Nel giro di qualche minuto gli feci emettere un pesante sospiro. Stavo nuovamente imparando il suo corpo, allungando e distendendo muscoli irrigiditi dall’allenamento e dall’ansia.

Il motivo trasmesso dall’impianto stereo di Izzie - che si sentiva appena, in quella stanza silenziosa - era una canzone vecchia di qualche anno, e che mi aveva sempre fatto sentire un po’ speranzoso e un po’ inquieto. Mi faceva pensare a fredde notti invernali e al trovare il calore del corpo di un innamorato tra le lenzuola. Una volta avevo detto a Cooper che mi mancavano i giorni della nostra adolescenza, quando pensavamo di essere immortali. Avevo usato le parole: «quando eravamo i fottuti dei del liceo.»

Guardando al passato, non capivo come fossi riuscito a non vederla per la pazzia che era. Qui, dove posavo le mie mani su un uomo che aveva bisogno lo aiutassi a usare il proprio corpo; qui, dove avevo il potere di dargli sollievo e piacere, a prescindere dalla forma che essi potessero assumere; qui, ero un dio.

Mi piegai e gli sfiorai le labbra con le mie, nel più delicato dei contatti. Non era giusto fare così, non mentre stavo lavorando, ma dopo averlo fatto sentii il suo corpo rilassarsi sul tavolo, mentre lui rabbrividiva emettendo un altro sospiro.

«Non so perché mi sono fatto prendere dal panico.»

«Shh,» gli ripetei. «Adesso devi solo pensare a quello che provi. Più tardi parleremo, promesso.» Non ero davvero sicuro di voler mantenere quella promessa. Avevo passato una nottata interminabile, nel corso della quale avevo ricordato la mia vecchia regola, quella di non farmi mai coinvolgere da persone non ancora uscite dal tunnel. Certo, Ken rappresentava una grossa tentazione. Il suo bel corpo da giocatore di baseball era proprio lì, sotto i miei occhi, anche se cercavo di dimenticare.



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