Absence 3 - La memoria che resta by Chiara Panzuti

Absence 3 - La memoria che resta by Chiara Panzuti

autore:Chiara Panzuti [Chiara Panzuti]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Fantasy, Paranormal, Romance, Dystopian
ISBN: 9788893256001
Google: 7eiTDwAAQBAJ
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2019-04-21T00:00:00+00:00


Undici

Quando Ephraim bussò alla mia porta era ormai sera.

Un’intera giornata trascorsa senza notizie, chiusa in camera per ordine di Yoon, a chiedermi se la decisione di Benjamin nei miei confronti sarebbe rimasta invariata. Del resto Davon era morto per colpa dei Beta, e i Beta sapevano di Iqaluit per colpa della mappa che io avevo lasciato a Scott. Mi domandavo ancora come avessero fatto a entrarne in possesso; non solo della cartina, ma anche della pistola.

Aprii, ed Ephraim entrò senza guardarmi. Si diresse alla finestra, poi tornò indietro, misurando a grandi passi l’ampiezza della stanza.

«Cos’è successo?», lo fermai.

«Un casino». I suoi occhi rimasero bassi.

«Definisci la gravità del casino».

«La gravità del...». Si agitò, per poi continuare. «Yoon ha preso il comando, e già questo è un problema di per sé. Ha parlato con Benjamin, ma a nessuno di noi è stato permesso essere presente. È rientrato con degli ordini che neppure sappiamo se sono veri: d’ora in poi siamo sotto il controllo della Corea, e come da direttive rispetteremo il piano fino alla prova di Clyde River. Quelli di noi che supereranno Clyde River raggiungeranno Benjamin alla base segreta in cui si trova».

«Mi cacceranno?», chiesi con voce roca.

«No. Benjamin è interessato ai tuoi risultati, resti pur sempre la cavia dei Gamma, la squadra con meno probabilità. A questo punto verrai a Clyde River e affronterai il test come tutti noi. Ma nessuno avrà più la libertà di prima, Faith, e il problema è che senza Davon siamo vulnerabili».

«Cosa ci aspetta dopo Clyde River?», domandai. «Benjamin, la base segreta... cosa ci faranno una volta là?».

«Vorrei saperlo con certezza anch’io», ribatté Ephraim. Era triste, arrabbiato, deluso, e ogni parola pronunciata da lui sembrava una punizione che era deciso ad autoinfliggersi. «In teoria l’incontro con Benjamin segnerebbe la fine dell’esperimento, ma se già prima sapevamo poco sul luogo in cui l’hanno nascosto, d’ora in avanti sarà solo peggio. Non possiamo comunicare direttamente con lui, e Benjamin è l’unica persona che...».

«Ephraim», sillabai, mettendogli un indice sulle labbra.

«È entrato qualcuno?», replicò. La sua domanda mi confuse. «Prima che io arrivassi è entrato qualcuno?». Scossi il capo con sicurezza. «Bene. Allora non ci sono microfoni, ho controllato io ieri notte, prima di tornare in camera mia».

«E se fossero entrati mentre eravamo via con Davon?», obiettai. Era l’agitazione a guidarlo, conoscevo Ephraim abbastanza da sapere che in condizioni normali non avrebbe mai corso il rischio di parlare liberamente all’interno dell’edificio.

La prese come una dimostrazione di forza. Girò su se stesso e iniziò a smontare la stanza: letteralmente. Si accanì prima sulle lenzuola, poi sui cuscini, sul materasso, sui mobili, le persiane, e i tendaggi.

«Sai qual è il loro punto forte?», disse, muovendosi senza logica e parlando a sproposito. «Le telecamere. Perché ne esistono di piccolissime, e sono più bastarde delle cimici. Loro le piazzano in giro, e quello che non possono sentire lo vedono. Ecco perché sono riusciti sempre ad anticipare le vostre mosse, anche quando facevate quello stupido gioco del silenzio». Rovesciò a terra il comodino, con tanto di lampada.



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