Gappisti by Davide Serafino

Gappisti by Davide Serafino

autore:Davide Serafino [Serafino, Davide]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2024-02-14T23:00:00+00:00


Le Brigate rosse

Mentre, all’inizio del 1970, Feltrinelli stava avviando il progetto dei Gap, a Milano, all’interno di alcune delle maggiori fabbriche, come la Pirelli, la Sit-Siemens e l’Ibm, nacquero le prime cellule brigatiste, inizialmente attive sul terreno dell’antifascismo e delle lotte in fabbrica e nei quartieri156.

La prima fase di gestazione delle Br appare molto interessante perché portò, gradualmente, una serie di gruppi e di militanti a confluire all’interno di un progetto politico comune che avrebbe preso il nome, per l’appunto, di Brigate rosse. La Brigata rossa, come era chiamata inizialmente l’organizzazione, aveva raccolto l’eredità del Collettivo politico metropolitano che, a sua volta, era stato il catalizzatore di tre esperienze distinte che erano giunte a conclusioni simili. La prima era quella del cosiddetto «gruppo dell’appartamento» composto in buona parte da ex militanti del Pci e della Fgci di Reggio Emilia, come Alberto Franceschini157; la seconda era quella di alcuni studenti di area cattolica provenienti dalla facoltà di sociologia di Trento, come Renato Curcio e «Mara» Cagol; l’ultima era quella formata da alcuni operai e tecnici che in precedenza avevano dato vita al Comitato unitario di base della Pirelli, una sorta di sindacato di base in grado di fare pressione su quello ufficiale e capace di aprirsi alla società e al mondo studentesco, e ai Gruppi di studio della Sit-Siemens, dell’Ibm e della Pirelli, come Mario Moretti. In questo paragrafo cercheremo di ricostruire come dal Cpm si arrivò alle Br, passando per le esperienze di «Sinistra Proletaria» e di «Nuova Resistenza», e come questo si intrecciò con le vicende dei Gap.

I primi contatti tra Feltrinelli e uno dei futuri dirigenti delle Br, Renato Curcio, avvennero nella primavera del 1968, prima della nascita dell’organizzazione armata:

Mi invitò a un dibattito nella sede della sua Fondazione di via Andegari a Milano […] c’erano quattro o cinque ragazzi del movimento milanese, un paio di compagni tedeschi, due francesi di Gauche prolétarienne e un portoghese. Parlammo della situazione in Europa, del maggio francese, dei collegamenti studenti operai. Feltrinelli mi chiese una relazione dettagliata sulle nostre vicende trentine. Niente di più158.

Nell’agosto dello stesso anno Curcio tornò negli uffici della casa editrice per proporre all’editore una sua ricerca, ma il discorso virò subito sulla situazione alla Pirelli. Nell’estate del 1969, infatti, Curcio e Margherita «Mara» Cagol lasciarono Trento per trasferirsi a Milano, dove da tempo avevano avviato i contatti con altri militanti, e contribuirono alla nascita del Collettivo politico metropolitano. Il Cpm fu creato nell’autunno del 1969 e rappresentò il punto d’incontro e di superamento delle esperienze dei primi Cub emersi nelle fabbriche milanesi159. L’obiettivo era di estendere la propria area di intervento dalla fabbrica, ovviamente senza abbandonarla, a tutta l’area metropolitana. Qualche mese dopo Curcio fu invitato nell’entroterra ligure a casa di un vecchio partigiano amico dell’editore, che possiamo ipotizzare essere Lazagna, dove si fermò un paio di giorni. L’editore gli chiese informazioni sulla vicenda Pisetta, il giovane militante del movimento trentino che nell’aprile del 1969 aveva fatto esplodere autonomamente alcuni ordigni nella sede dell’Inps, in un supermercato



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