It still moves by Amanda Petrusich;

It still moves by Amanda Petrusich;

autore:Amanda Petrusich; [Petrusich, Amanda]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica, Musica
ISBN: 9788862316217
editore: eDigita srl.
pubblicato: 2014-11-17T23:00:00+00:00


8. I-64 West

Charlottesville, Lexington, Charleston

Bevendo sidro e masticando ciambelle di mele calde da un sacchetto di carta tutto unto, mi scrollo dalle dita lo zucchero; tra un morso e l’altro, respiro la dolce aria della Virginia. Ho lasciato Nashville tre giorni fa e mi sono temporaneamente accampata a Charlottesville, la mia città, dove ho rivisto vecchi amici e sono andata a visitare i posti che amo. Oggi sto andando al Carter Mountain Orchard, che potrebbe fungere anche da set per uno spot turistico, tutto sorrisi a trentasei denti e gente che cammina mano nella mano e bei bambini che gorgogliano nei passeggini. Tutt’intorno a me i cliché dell’Americana vengono alla luce: ragazzini tutti appiccicosi zampettano tra le zucche, protendendo le braccine tozze verso gli ortaggi troppo maturi. Le coppiette ridono e si abbracciano. Tutti tengono in mano un cesto di mele.

Più tardi la squadra di football dell’Università della Virginia giocherà contro lo Stato della Florida, ancora imbattuto, e vincerà, ma per ora il portico posteriore del capanno delle mele è pieno dei cinguettii e delle risatine del prepartita, di famiglie avvolte nei colori arancio e blu che riportano le buste di plastica piene di mele raccolte a mano alle loro station wagon Subaru e indicano lo stadio in lontananza, dietro l’angolo dell’ospedale, già illuminato. Sull’erba, sotto il portico, una band di sei strumenti ad arco suona bluegrass e classici dei vecchi tempi. Ci sono due chitarristi elettrici, e il cantante – un uomo spettacolarmente rotondo, tutto grigio, con un berretto da baseball e una camicia a scacchi – sta al lato del palco, con un microfono in mano (senza asta), e urla diretto ai frutteti.

Al Carter Mountain ci sono un numero impressionante di meli. Assaporo i loro nomi: Pink Lady, Gala, Braeburn, Winesap, Crispin, Rome, York, Stayman, Ginger Gold. Mi sto riempiendo di mele e ciambelle prima di percorrere 650 chilometri in direzione Ovest fino a Lexington, Kentucky. Mentre lecco gli ultimi granelli di zucchero dalle dita, salgo in macchina e percorro il vialetto costellato di buche del frutteto, sollevando polvere e pezzi di ghiaia. Farò un altro giro in città prima di lasciare Charlottesville e prendere la Interstate 64 in direzione Ovest verso gli Appalachi, attraversando il limite orientale delle Blue Ridge Mountains fino a Lexington, dove ho in programma un incontro con la studiosa Angela Hammond. Dottoranda all’Università del Kentucky, attualmente è immersa in una dissertazione che esplora il modo in cui la condizione di bianco nella musica country ha avuto inizio per lo più come mossa di marketing, guidata in parte dal nativismo e dalle leggi Jim Crow, che limitarono e segregarono i diritti degli afroamericani fino al 1964. Hammond mi ha promesso di raccontarmi le sue storie.

Anche se scelgo deliberatamente di seguire una strada a zig-zag fino all’interstatale, concedendomi così uno sguardo finale al centro di Charlottesville, sono eccitata e ansiosa per tutto il tempo, e non vedo i punti cruciali né il paesaggio: tutto il mio corpo desidera l’autostrada, e mi viene in mente ancora una volta la mia bizzarra e incrollabile affinità con l’Interstate 64.



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