La lunga notte senza luna by Simon Jimenez

La lunga notte senza luna by Simon Jimenez

autore:Simon Jimenez [Jimenez, Simon]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-07-11T12:00:00+00:00


CREPUSCOLO

Al calar del sole, venne dato il segnale.

L’ammiragliato guidò tutti i clan in una preghiera, mentre un gruppo di bambini faceva risuonare una fila di campanelle dorate, invocando gli spiriti della buona sorte. Possa il fiume accompagnarci sani e salvi nel nostro passaggio. Possano le cose nell’oscurità ritrarsi dinanzi alla nostra prora. Sullo scafo del vascello di Tajeem, furono dipinte le ultime benedizioni. E Kaara/Tak-Lina passò il palmo insanguinato sulle prue delle barche che avrebbero guidato l’attacco. Possa il nostro spirito non dubitare nella ricerca della libertà.

Lo spiegamento del Raduno si svolse senza collisioni né urti. Con gesti esperti, sciolsero le cime, allontanando le barche l’una dall’altra, e remarono verso i fiumi d’uscita; l’intero assembramento fu smantellato in meno di mezz’ora, in silenzio, imbarcazione dopo imbarcazione, l’una nella scia dell’altra, mentre il crepuscolo incendiava il cielo su di loro.

Dopo aver recuperato le armi, Keema e Jun tornarono alla loro barca, con l’imperatrice e la tartaruga, e stavano per mettersi ai remi quando Kaara/Tak-Lina scivolò al loro fianco e disse: «Non datevi pena». In un batter d’occhio evocò un’onda che li fece avanzare rapidamente; raggiunsero le barche della prima linea con i capelli scompigliati dal vento.

Dopodiché, partirono.

La notte cadeva come un uomo morto.

La lanterna si spense e il mondo fu rigettato nell’oscurità, totale e spietata: un cielo nero quanto la Bruciatura stessa. In tutti i Mille, i fiumi si svuotarono di barche, le lenze a strascico furono riavvolte e le trappole abbandonate nelle acque. Gli abitanti dei villaggi fluviali sbarrarono le porte, misero a letto i bambini nelle loro amache e fecero il giro delle finestre, assicurandosi che fossero ben chiuse così che nessuna creatura notturna potesse trovare accesso. Nel frattempo, il Raduno filava verso nord.

Agili come carpe, fendevano l’acqua come fosse seta, il riflesso del cielo vibrava nella loro scia, le stelle tremanti come bambini nel freddo. E tutt’intorno, un mondo senza luce. Imboccarono un’idrovia principale, le erbe alte ormai alle spalle. In lontananza, piccole luci ardevano come le perle di una collana spezzata. Le file di alberi e le cime delle montagne erano visibili solo dal loro stagliarsi contro la luminosità delle stelle.

«Avverto la tua presenza» mormorò la voce nel vaso.

«Jun» chiamò la voce.

«Parlami, Jun.»

Jun non aprì bocca.

Una sagoma nera si levò all’orizzonte: il cratere del Bacino del Cielo.

La flotta silenziosa entrò in uno degli stretti principali, privo di imbarcazioni civili. Avanzavano come una freccia, puntando sul dodicesimo canale. Le pareti massicce del cratere continuavano a salire, e Keema si chiese se non fossero perfino più alte delle montagne del palazzo. Notò che a differenza dei fiumi alla sua sinistra e alla sua destra, disseminati di torce e di torri di legno illuminate, il corso che stavano percorrendo era quasi completamente buio. Di tanto in tanto udiva qualcosa di strano portato dal vento ma, qualsiasi cosa fosse, era troppo distante perché potesse cogliere più dell’eco di un grido. La loro barca superò almeno tre torri di guardia, non presidiate e immerse nell’oscurità. Urtarono qualcosa nell’acqua, ma prima ancora che Keema potesse vedere di che si trattasse, l’onda di Kaara/Tak-Lina li aveva già sospinti avanti.



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