Sole Nero by Rebecca Roanhorse

Sole Nero by Rebecca Roanhorse

autore:Rebecca Roanhorse [Roanhorse, Rebecca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-04-14T12:00:00+00:00


CAPITOLO 20

MARE A MEZZALUNA

ANNO 325 DEL SOLE

(DODICI GIORNI PRIMA DELLA CONVERGENZA)

Il mare non ha pietà, nemmeno per una Teek.

Proverbio Teek

La prima tempesta arrivò soltanto dopo una settimana abbondante. Sette giorni di cielo sereno, venti favorevoli e ritmo sostenuto in mezzo al blu sconfinato erano più di quel che Xiala avrebbe osato sperare, e a ogni nuovo mattino di cielo terso ringraziava sua madre, il mare. L’esperienza, tuttavia, le suggeriva che il bel tempo non avrebbe retto a lungo, e prima d’ora non si era mai sbagliata.

Dopo una notte in cui il cielo si rannuvolava di minuto in minuto, che la capitana trascorse con l’orecchio poggiato sul fondo della canoa ad ascoltare il movimento delle onde per determinarne la direzione, capì che la tempesta sarebbe arrivata nel giro di ore, non giorni. Quando poi il sole albeggiò fra nuvole rosse, infuocate, maledisse il capriccioso padre cielo. Serapio era rimasto di guardia insieme a lei e le chiese cosa fosse successo.

«I cieli rossi promettono pioggia» disse Xiala «e i cieli così rossi, cazzo, ne promettono tantissima.»

«È bello?» chiese lui.

Xiala fece una risata, debole e scettica. «Abbastanza bello da rimanerci secchi, sì.»

Serapio arricciò le labbra, ma non disse niente.

Da quella volta in cui Xiala aveva impiegato il suo Canto per dare un po’ di riposo alla ciurma, Serapio si era presentato ogni notte sul ponte, quando la luna era alta e i marinai quasi tutti addormentati, per farle compagnia. Sulle prime lei l’aveva accolto di buon grado, divertita dall’entusiasmo del giovane per le storie che gli raccontava e, non poteva negarlo, lusingata dalle sue attenzioni e dalla sua insolita curiosità. Ma dopo la quarta sera si era ritrovata a occhieggiare con impazienza il rifugio di Serapio, chiedendosi quando ne sarebbe uscito. Si era preparata una manciata di storie da raccontargli per la notte, e già sapeva che avrebbe apprezzato soprattutto quella sull’uccello marino che aveva volato mille miglia per salvare la propria nidiata.

«Ma guardati, Xiala» mormorò a se stessa, mentre scuoteva la testa sconsolata. «Lui ti piace. Questo straniero cieco che parla a malapena. Be’, ti sono sempre piaciuti i tipi strani, in fondo.»

Il che non era vero. Di solito le piacevano i tipi carini, i tipi facili, quelli che poteva abbandonare al porto il mattino successivo senza provare alcun senso di colpa. Ma c’era qualcosa che la smuoveva dentro, nella presenza silenziosa di Serapio accanto a lei notte dopo notte, nel modo deliberato in cui le sedeva a fianco, con le mani raccolte in grembo. Quando Xiala gli raccontava una storia particolarmente coinvolgente, poi, lui prendeva a giocherellare distratto con l’indice sul palmo della mano, come a disegnare un cerchio invisibile. Lei traeva piacere dalla sua vicinanza, dal bacio del suo fiato sulla pelle, dal vago odore di fumo che impregnava i suoi vestiti.

Serapio era bizzarro, certo. Non lo si poteva negare. Ma non si trovava più a disagio in sua compagnia, e non vedeva più corvi giganti svolazzargli intorno alla testa. Aveva stabilito che i suoi modi impacciati derivavano dal suo essere straniero, e poco abituato a viaggiare, per giunta.



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