Il magico studio fotografico di Hirasaka by Sanaka Hiiragi

Il magico studio fotografico di Hirasaka by Sanaka Hiiragi

autore:Sanaka Hiiragi [Hiiragi, Sanaka]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-07-25T10:30:44+00:00


* Il cognome e nome del personaggio ricordano la parola nezumi, che significa “topo”. [N.d.T.]

3.

L’ultima, quella di Mitsuru

Il rumore di passi si fece più vicino. Il ritmo era incalzante, le falcate trasmettevano gioia.

Sentì bussare alla porta, toc-toc, toc-toc, come una sequenza di note suonate in allegria.

La solita voce: “Una consegna, una consegna per il signor Hirasaka!”.

Hirasaka aprì, pensando a come Yama sembrasse sempre divertito nonostante non facesse altro che ripetere gli stessi gesti.

Lo trovò fuori dalla porta, con la visiera del berretto all’indietro. Stranamente, quel giorno non spingeva alcun carrello.

“Ecco l’ospite di oggi.” E così dicendo gli tese una busta.

Hirasaka si chiese chi avesse così poche foto da poter fare a meno del carrello. Forse un bambino.

Si accinse a firmare la ricevuta di consegna.

“Le foto ci sono anche stavolta, il lavoro no. Non c’è altro. Penso che tu possa rientrare e preparare una tazza di tè. Poi avrai finito.”

Che stava dicendo Yama? Ma in effetti gli era già capitato qualcosa di simile. Non succedeva spesso, era un caso di rianimazione.

“Ho capito. Bene, meglio così. Dal numero di foto direi che si tratta di un bambino, e se è sopravvissuto mi fa piacere.”

Non gli sfuggì l’improvviso cambio di espressione di Yama.

“Mostrami il fascicolo,” gli disse Hirasaka.

Yama gli mostrava sempre il fascicolo mentre scherzava con lui, invece stavolta lo teneva sotto il braccio e non accennava ad aprirlo. Anche quando gli chiese di mostrarglielo, non si mosse. Non era mai successo.

“Fammelo vedere.”

“Questa ragazzina soffrirà e morirà due volte. Alla fine se ne andrà. Penso sia meglio non saperne troppo. Quindi ascoltami, Hirasaka, sta’ qui, prepara un buon tè...”

“Fammelo vedere!” lo incalzò.

Il fascicolo conteneva l’etichetta rossa che segnalava morti sopraggiunte per intervento umano, omicidi o suicidi. Mentre leggeva il contenuto, Yama gli disse: “Ehi, Hirasaka. Non c’è niente che tu possa fare. Non ci è consentito cambiare il suo destino, ci sarà una grave incriminazione e noi non potremo fare niente per evitarlo”.

“...Questo lo so.”

“Preparale un buon tè,” ripeté Yama prima di andarsene.

Nell’istante stesso in cui percepì una presenza, c’era già una ragazzina sdraiata sul divano. Doveva trattarsi dell’ospite che aspettava.

Era ancora piccola. I capelli erano quasi rasati, ma avevano l’aria di essere stati tagliati senza criterio, con le forbici. Era molto magra e teneva gli occhi serrati, come se stesse facendo un incubo. Indossava un vecchio pile sopra una maglietta in stile militare. Le gambe spuntavano da un paio di pantaloni corti neri. Dormiva.

Hirasaka estrasse le fotografie dalla busta, cercando di non fare rumore, e le sparpagliò delicatamente sul bancone.

Poi la sua mano si fermò. Perse la cognizione del tempo. Rimise piano le fotografie nella busta e guardò la ragazzina addormentata.

Quella aprì improvvisamente gli occhi, sconvolta, come se avesse percepito qualcosa. Sbatté ripetutamente le palpebre, poi il suo sguardo incontrò quello di Hirasaka.

“Benvenuta, signorina Yamada.”

La ragazzina sembrava diffidente. Era spaventata, si coprì il viso con le braccia e si raggomitolò nell’angolo del divano.

“La stavo aspettando, signorina Yamada. Era già stato deciso che lei venisse qui.”

Restò immobile, con lo sguardo terrorizzato.

“Mitsuru... Signorina Mitsuru.



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