Weis Margaret - Le leggende di Dragonlance 01 - 1986 - Il destino dei gemelli by Weis Margaret

Weis Margaret - Le leggende di Dragonlance 01 - 1986 - Il destino dei gemelli by Weis Margaret

autore:Weis Margaret [Weis Margaret]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-26T12:39:42+00:00


Pareva una cosa tanto semplice percorrere quel corridoio. Eppure non riusciva a muoversi. Forse era l’enormità di quello che aveva in mente di fare: prendere la vita di un uomo, non in battaglia ma mentre dormiva. puccidere un uomo nel sonno, di tutti i momenti quello in cui siamo più indifesi, quando ci affidiamo alla mano degli dei. Poteva esserci un crimine più orrendo, più codardo?

Gli dei mi hanno dato un segno, si ricordò Caramon, e con durezza si costrinse anche a ricordarsi del Barbaro morente. Si costrinse a ricordare i tormenti di suo fratello nella Torre. Ricordò quant’era potente quel mago malvagio quand’era sveglio. Caramon tirò un profondo respiro e afferrò con decisione l’elsa del pugnale. Stringendola con forza, anche se non estrasse l’arma dalla cintura, prese ad avanzare lungo il corridoio silenzioso. Adesso pareva che la luce della luna lo chiamasse.

Sentì una presenza alle sue spalle, così vicina che, quando si fermò, Tas andò a sbattergli contro.

«Rimani qui,» gli ordinò Caramon.

«No…» cominciò a protestare Tas, ma Caramon lo zittì.

«Devi farlo. Qualcuno deve fare la guardia a questa estremità del corridoio. Se dovesse venir qualcuno, fai un rumore, qualcosa, insomma.»

«Ma…»

Caramon abbassò lo sguardo sul kender. Alla vista dell’espressione truce e dello sguardo freddo e privo di emozioni dell’omone, Tas deglutì e annuì. «Be’… resterò qui, in quell’ombra.» Gli indicò il punto e sgusciò via.

Caramon aspettò fino a quando fu sicuro che Tas non l’avrebbe «accidentalmente» seguito. Ma il kender si rannicchiò miserevolmente all’ombra d’un enorme albero rimasto piantato in un vaso dopo che era morto mesi prima. Caramon si voltò e proseguì.

Ai piedi del fusto rinsecchito dell’albero, le cui foglie frusciavano ad ogni suo minimo movimento, Tas seguì con lo sguardo Caramon che avanzava lungo il corridoio. Vide l’omone raggiungerne l’estremità, allungare una mano e afferrare la maniglia della porta. Vide Caramon dare una leggera spinta. La porta cedette alla sua pressione e si aprì in silenzio. L’omone scomparve all’interno della stanza.

Tasslehoff cominciò a tremare. Un’orribile sensazione di disagio gli si diffuse dallo stomaco a tutto il corpo, un gemito gli sfuggì dalle labbra. Schiacciandosi una mano contro la bocca, così da impedirsi di urlare, il kender si appiattì contro il muro e si convinse che sarebbe morto in solitudine, lì al buio.

Caramon infilò il suo grande corpo nella porta, aprendola all’inizio soltanto d’uno spiraglio, nel caso in cui i cardini si fossero messi a cigolare. Ma non vi fu il minimo rumore. Tutto, nella stanza, era silenzioso. Nessun rumore da nessuna parte del Tempio entrava in quella stanza, come se tutta la vita fosse stata inghiottita da quella soffocante oscurità. Caramon si sentì bruciare i polmoni, e ricordò vividamente il giorno in cui era quasi morto nel Mare di Sangue di Istar. Ma, con uno sforzo, mantenne regolare il respiro, evitando di ansimare fragorosamente.

Attese per qualche istante sulla soglia, cercando di placare il cuore che gli batteva frenetico, e diede un’occhiata alla stanza. La luce di Solinari entrava attraverso uno squarcio nelle pesanti tende che coprivano la finestra.



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