13 passi alla porta del diavolo by E. E. Richardson

autore:E. E. Richardson [Richardson, E. E.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:51:21+00:00

16

Riemersero quasi subito e si trovarono nel parco. Bryan non ci tornava da cinque anni, ma ancora gli sembrava tutto spaventosamente familiare.

Le altalene, il castello di tubi su cui si arrampicavano da bambini e la cui vernice si stava scrostando… e alle sue spalle il bosco. All’improvviso avvertì la presenza di suo fratello, ovunque; una sensazione soffocante e forte come non l’aveva mai provata in nessun altro luogo eccetto, forse, nella stanza di Adam.

Se non fosse stato così urgente cercare qualcosa per medicare Jake, sarebbe rimasto paralizzato sul posto. Ciò nonostante procedette in mezzo all’erba, barcollando come un ubriaco, sforzandosi di non vedere cose che gli avrebbero riacceso i ricordi. Ricordi troppo dolorosi da vedere ma troppo preziosi da abbandonare.

Non funzionò. Ogni cosa - l’odore dell’erba, i raggi del sole che tramon-tava sulle spalle nude - scatenava frammenti di ricordi casuali. La testa gli rimbombava di risa, quelle infantili di Adam, che riecheggiavano sinistre.

Adam che rideva, Adam che correva, Adam che diceva: “Andiamo nel bosco!”

“Dai, sarà fichissimo! Di cosa hai paura, Bryan? Mamma e papà non lo verranno mai a sapere. Possiamo farci un salto di nascosto e tornare prima che vengano a prenderci. Di che cosa hai paura?”

Be’, se Adam fosse stato lì quel giorno, sarebbe stato perfettamente in grado di dirglielo. “Sì, avevo paura. Io ero il bambino che aveva paura dei mostri e tu eri il tipo tosto che ai mostri non ci credeva. E chi aveva ragione di noi due, Adam? I mostri esistono per davvero e possono farti del ma-le.”

Percorse le strade incespicando, con Jake al seguito, impegnato in un di-alogo interiore con il fratello scomparso da tanto tempo. I fantasmi della memoria erano diventati così potenti da renderlo quasi inconsapevole del resto del mondo; si sarebbe potuto trovare davanti a un camion e vederlo solo dopo esserci finito sotto le ruote.

Ma non c’erano camion. Né vecchiette preoccupate che sbirciavano da dietro le loro siepi quei due adolescenti malconci e sanguinanti. Nessuno che chiedesse loro: «Ehi, voi due! Tutto bene?» Ma anche questo era tipico di Redford. Tipico della filosofia del non vedere.

Destandosi dai suoi pensieri, Bryan si accorse di essere già in ospedale.

Forse Jake sapeva dove erano diretti o forse il suo corpo si era mosso gra-zie al solito pilota automatico che aveva appena scoperto di possedere. Del tragitto fatto prima di arrivare lì non ricordava assolutamente nulla.

Sentiva di avere il viso rigato di lacrime, ma non ricordava di aver pianto. Be’, non che in quelle circostanze sarebbe stato fuori luogo.

Si precipitarono dentro al Pronto Soccorso e Bryan cercò disperatamente aiuto. Senza ascoltare le parole che gli uscivano dalla bocca, disse che erano stati assaliti da un grosso cane. Ma era come se neanche gli altri lo a-scoltassero: i medici li osservarono con calma, gli altri pazienti rivolsero loro occhiate curiose. Bryan si chiese con quale frequenza il personale di quell’ospedale si trovasse a che fare con morsi di lupo, di piranha e di vampiri… migliaia di ferite impossibili ideate dall’Uomo Nero, nessuna delle

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