Blockchain & made in Italy by Christian Ferri

Blockchain & made in Italy by Christian Ferri

autore:Christian Ferri [Ferri, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori Libri Trade Electa
pubblicato: 2020-10-05T12:00:00+00:00


6.3 BLOCKCHAIN IN CANTINA: I CASI DI EY E MY STORY

Anche nel settore enologico le DLT presentano vantaggi per produttori e consumatori, impedendo la contraffazione e garantendo sull’autenticità, la qualità e l’origine dei vini.

Il colosso della consulenza Ernst & Young Italia ha sviluppato un progetto in collaborazione con la startup EZ Lab e la Cantina Volpone, sfruttando le tecnologie distribuite per registrare l’intero processo produttivo, dalla vigna al bicchiere.

Il progetto si chiama Wine Blockchain EY e consente di certificare la provenienza della materia prima e la qualità di ogni passaggio nella filiera produttiva. Tutto ciò fornisce garanzie al consumatore valorizzando allo stesso tempo i prodotti del Made in Italy. Il primo vino coinvolto nella Wine Blockchain di EY è stata la Falanghina della Cantina Volpone. Vediamo più nel dettaglio come funziona.

Il sistema funge da database pubblico e immutabile – legato alla firma digitale del produttore – che contiene tutti i passaggi nella creazione e lavorazione del vino, similmente a quanto già spiegato per il pollo del paragrafo precedente.

Ogni partecipante è in grado di verificare la veridicità della catena. In tal senso, la rete contiene tutte le informazioni relative al prodotto e alle lavorazioni, accessibili in qualsiasi momento dal consumatore.

Esempi di informazioni verificabili sono la provenienza delle uve, le caratteristiche organolettiche e i vari passaggi nella filiera di trasformazione. La figura coinvolta nel singolo passaggio, infatti, si preoccupa di caricare le relative informazioni sulla rete condivisa, che viene visualizzata e aggiornata dall’operatore successivo.

Per l’utente finale accedere a tali informazioni è molto semplice: basta scannerizzare con la fotocamera dello smartphone il QR code presente nell’etichetta della bottiglia.

Un’altra soluzione per le cantine italiane – simile a quella di EY – arriva dal DNV GL, un ente di certificazione internazionale che opera in più di 100 paesi. Questo progetto, chiamato My Story, coinvolge tre cantine italiane: Ricci Curbastro in Franciacorta, Ruffino nel Chianti Classico e Torrevento in Puglia.

Abbiamo avuto occasione di confrontarci con Sandro Sartor, Managing Director per Ruffino, su come My Story utilizzi blockchain e analisi dei big data per assicurare qualità e tracciabilità. DNV GL, infatti, ha proposto la possibilità di sperimentare un registro a catena nella tracciatura del vino, dal grappolo alla bottiglia sullo scaffale. Tutto il contenuto della blockchain, ancora una volta accessibile al cliente finale tramite QR code o tramite un chip nel tappo, viene verificato da DNV GL assieme a un altro ente privato italiano, Valoritalia. L’incrocio dei dati tra i due enti certificatori permette di smascherare eventuali frodi. DNV GL si occupa anche di raccogliere e certificare i dati forniti dai partecipanti alla filiera e portarli su blockchain.

Dunque, tutto ciò che viene dichiarato non è solamente soggetto a verifica, ma rimane anche ben impresso nella blockchain, presentando un ulteriore disincentivo per i malintenzionati. Se qualcuno provasse a certificare qualcosa di falso, ne rimarrebbe traccia nel registro. Anche in questo caso, la frode da parte dei produttori è disincentivata, perché DLG avrebbe gioco facile a indagare a fondo sui dati ricevuti.

Nel nostro colloquio, il dottor Sartor ha voluto



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