La straniera by David Bergen

La straniera by David Bergen

autore:David Bergen [Bergen, David]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788893427296
editore: Frassinelli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Salì su quello che pensava essere l’autobus giusto, solo che poi scese troppo presto e si perse. Si sedette su una panchina a un’altra fermata e rimase lì a guardare le macchine e la gente e, ogni volta che arrivava un autobus, si aprivano le porte, qualcuno scendeva e qualcuno saliva, mentre lei restava ferma dov’era. Notò che molti dei passeggeri erano poveri e questo le ricordò casa sua, anche se lì le persone non ti guardavano e nessuno ti salutava. A un certo punto si alzò e cominciò a camminare. Aveva i vestiti nuovi, che indossava, lo zainetto in spalla con il maglione di scorta e i soldi che si era fissata di nuovo alla pancia con il nastro adesivo. Aveva anche la scarpa di Gabriel nello zaino. E il pranzo ricevuto da Isabella.

Mangiò in un parco dove c’erano alcuni ragazzi che andavano in skateboard. Si mise a osservarli, quindi, finito il pranzo, bevve un po’, si leccò le dita e si versò qualche goccia d’acqua sulle mani per lavarle. Bevve ancora qualche sorso e riavvitò il tappo alla bottiglia. I ragazzi si stavano riprendendo a vicenda, piegati quasi fino a terra per documentare meglio le rispettive acrobazie. Non badavano a lei. Íso pensò che sarebbe stato molto facile non farsi notare. Restò seduta per un’ora sotto il sole. Uno skater le passò davanti, vicino, la guardò e la salutò in inglese, e lei ne rimase talmente sorpresa che non riuscì ad aprire bocca.

Il ragazzo ripassò di lì e si fermò. Ehi, disse.

Íso lo salutò e gli chiese in inglese dove fosse la stazione degli autobus.

In centro, rispose lui. Le indicò la direzione.

Íso la seguì con lo sguardo.

Saranno una decina di minuti. Poi disse: Pace, e proseguì.

Íso si alzò e si mise in marcia. Il sole scottava, aveva sete perciò bevve e le venne da pensare all’acqua e al caldo, ma scacciò subito quei pensieri e continuò a camminare. Si concentrò sulla voce del ragazzo e sull’allegria con cui aveva pronunciato la parola «pace».

Arrivata alla stazione degli autobus, entrò nel terminal, dove faceva più fresco, e si fermò a osservare la gente. Trovò un posto libero su una panchina e si sedette ad aspettare. I cartelli erano in spagnolo e in inglese e sentiva molti parlare la sua lingua. Le passò vicino una donna di mezza età che aveva l’accento della sua terra, proprio della zona da cui veniva lei, ne fu sollevata e avrebbe voluto seguirla, peccato che fosse già sparita. Rimase lì per un’ora, a guardarsi intorno. Vedeva la gente comprare i biglietti e salire sui pullman, ma lei aveva paura di farsi avanti, ed era stanchissima. A ogni ingresso c’era un poliziotto armato, tuttavia non se ne stupiva, perché veniva da un posto in cui anche i camion della Coca-Cola erano sorvegliati da guardie armate di fucili. Qui, però, gli agenti incutevano più paura, e con quegli occhiali scuri era difficile capire se stessero fissando te o qualcos’altro. Si appisolò e si riscosse quando la testa le cadde sul petto.



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