Rose, rose by Bill James

Rose, rose by Bill James

autore:Bill James [James, Bill]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SELLERIO
pubblicato: 2011-02-14T23:00:00+00:00


25

Jack Lamb ed Harpur avevano una vasta gamma di luoghi d'incontro tra cui scegliere quando Jack aveva qualcosa da dire. Harpur lasciava sempre che fosse l'altro a specificare quale. Trattandosi della pelle del confidente, è elementare cortesia fargli decidere dove rischiarla. Harpur aveva bisogno di Lamb vivo e vegeto: tutta la sua carriera si fondava sulla salute di Jack. Non c'era un altro informatore che gli fosse lontanamente paragonabile in termini di quantità e di attendibilità. Megan disprezzava quanto sopra, ritenendo che l'arte dell'investigazione dovesse esser praticata «alla luce del sole». Un paio di volte, anni addietro, Harpur aveva cercato di illustrarle la clandestina magnificenza di Lamb, che era un po' come fare l'elogio del moccio al fazzoletto.

Jill aveva risposto al telefono ed era entrata in cucina a chiamare Harpur. «Uno dei tuoi informatori, papà».

«Chi?».

«Perché, gli informatori hanno un nome? Voce da confidente, comunque. L'ho riconosciuta. Ha già chiamato altre volte. Si direbbe che sappia di mamma. Perché la voce è la stessa, però ancora più untuosa, da vicario proprio... sai quello che deve mettersi il tono da condoglianze?».

«Ha specificamente nominato la mamma?» domandò Harpur.

«Questi qui non nominano specificamente un cavolo, no? Dicono solo potrei parlare con Colin... Sappi che Hazel ha trovato delle foto eccetera».

Quando Harpur sollevò il ricevitore, Lamb disse:

«Col, posso saltare la commiserazione?».

«Si capisce».

«Tu puoi immaginare il mio rammarico».

«Ma certo».

«Megan mi detestava».

«Certamente».

«Però tu lo sai, che il rammarico c'è lo stesso».

«Certo».

«Grazie, Col. Potremmo vederci?».

«Ma certo».

«Al parco dei cannoni?».

«Certamente».

«Tra un'ora?».

«Perfetto».

«C'è un che di ironico in tutto questo, Col».

«Sì?».

«Lei disprezzava la mia attività, che tuttavia potrebbe contribuire a scoprire chi è stato».

«Lei aveva il senso dell'ironia».

«Eh, la cultura... però non è di grande aiuto di fronte ad un coltello. Col, sfortunatamente dovrò metterti a parte di certi sgradevoli dettagli della vicenda. Da queste parti tutto tace, ma mi giungono dei segnali da Londra, alcuni tortuosi, altri più concreti».

«In che senso?».

Ma questa era già stata una telefonata piuttosto lunga per Jack, che mise giù.

Quello che Jack chiamava il parco dei cannoni erano delle postazioni in calcestruzzo per l'artiglieria contraerea, costruite durante la Seconda Guerra Mondiale in un campo alberato appena fuori città. A Lamb non dispiacevano questi frammenti di storia militare, e certe volte si incontravano pure presso una casamatta sul lungomare, dalla quale gli anziani volontari della Home Guard avrebbero dovuto cercare di respingere l'eventuale invasione di Hitler. In quelle circostanze Jack era solito mettersi a scrutare attraverso una feritoia, fissando l'orizzonte oltre la pianura di fango e il mare color marrone, come se gli dispiacesse che i tedeschi non si fossero mai fatti vivi, e che lui stesso fosse nato troppo tardi per la battaglia. In attesa che si facesse l'ora dell'appuntamento, Harpur si trasferì in soggiorno a far compagnia alle ragazze.

Jill disse: «Se a Natale andiamo da Iles dobbiamo portare dei regali».

«Qualcosa per la bambina» disse Hazel.

«Sì» approvò Harpur. «E un po' di vino».

«Vino? Tu? E Iles riuscirà a mettersi la faccia seria?» domandò Jill.

«Ci spenderò, non ti preoccupare. Sarà qualcosa di buono».

«Vuoi dire anche 3 sterline e 50?» domandò Hazel.



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