Dove arrivano le ombre by Daniele Picciuti

Dove arrivano le ombre by Daniele Picciuti

autore:Daniele Picciuti [Picciuti, Daniele]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9791281435087
editore: Nero Press
pubblicato: 2024-02-16T23:00:00+00:00


TERZA PARTE

L’uomo col berretto rosso

Nina scrutava fuori, appoggiata alla finestra. La tenda era semichiusa, se qualcuno avesse guardato dentro avrebbe visto solo una fetta di volto immerso nell’ombra, un unico occhio intento a spiare l’esterno. Era in ansia e non riusciva a dormire. Anzi, non voleva farlo. Se avesse sognato di nuovo, chissà che altro avrebbe visto. Aveva come l’impressione che tramite i sogni le ombre si facessero strada nella realtà. Nessuno le aveva detto nulla a riguardo, ma iniziava a credere di essere lei la fonte di tutti i guai.

Non intendeva permettere a Iulian e alle ombre di tornare in quella casa. Sarebbe rimasta vigile fino allo spuntare del sole. Lo doveva a sua zia.

C’era luna piena in cielo, un cerchio bianco che spandeva sulla neve un alone bluastro. Se qualcuno si fosse avvicinato, lo avrebbe senz’altro visto. Appoggiò una mano al vetro, scostando un po’ la tenda. Si osservò le unghie, che erano ridotte uno schifo. Da troppo tempo non si prendeva cura di se stessa. Stare con Iulian e vivere ogni giorno come se fosse un supplizio l’aveva imbruttita sia dentro che fuori.

A un tratto scorse un movimento, tra gli alberi lungo la strada. Affinò la vista e cercò di capire chi fosse. O cosa fosse. La figura fece qualche passo verso la casa e allora Nina notò che indossava un cappello da baseball.

Cazzo, è lui. L’uomo col berretto rosso.

Si ritrasse dalla finestra, spaventata. Se l’aveva trovata, avrebbe provato a entrare, mettendo di nuovo in pericolo sua zia. Non poteva permetterlo. Guidata dal puro istinto, corse a infilarsi le scarpe e un maglione pesante, quindi si diresse di soppiatto verso l’uscio. Sentiva un lento russare provenire dalla camera di Gerda. Aveva il sonno pesante, per fortuna. Afferrò le chiavi, che erano infilate nella toppa, girò due mandate e tirò il chiavistello. Poi accese la luce esterna, aprì la porta e uscì, richiudendosela alle spalle.

L’uomo era sempre lì, non si era avvicinato nel frattempo, come invece aveva supposto Nina. Avanzò verso di lui, stringendosi nel maglione di lana. Aveva freddo, stranamente stavolta lo sentiva eccome. Si pentì di non aver indossato anche una giacca.

Arrivò a circa quattro metri da lui, poi si fermò, giocherellando nervosa con le chiavi. Era esattamente come lo ricordava: anziano, magro, con un maglione scuro che spuntava sotto un cappotto marrone e il suo berretto rosso. La fissava con uno strano sorriso in volto.

«Allora?» esordì lei, brusca «Che cosa vuoi?»

«Lieto di rivederti» salutò lui, con un lieve cenno del capo.

«So chi sei» tagliò corto Nina «e so che mi stai seguendo. Perciò dimmi che vuoi».

«Sai chi sono…» rifletté il vecchio «Davvero? Sai anche il mio nome?»

Nina scosse il capo.

«No e non mi interessa. Sei un Confinato e vuoi qualcosa da me. Uccidermi, usarmi, assorbire i miei poteri, che cosa?»

L’uomo si tolse il cappello, portandoselo al petto. Aveva pochi capelli bianchi sulla testa che, alla luce della luna, sembravano argentati. Qualcosa si mosse in quella chioma, come un filamento oscuro che, di colpo, scomparve.

«Mi chiamo Aldo Villa e sono… sono stato un Benandante».



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