Fiabe precolombiane: Vedere con gli occhi degli sciamani by Autori Vari

Fiabe precolombiane: Vedere con gli occhi degli sciamani by Autori Vari

autore:Autori Vari [Vari, Autori]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788809796829
editore: Giunti
pubblicato: 2015-08-27T22:00:00+00:00


DEMONI, GIGANTI, MOSTRI E GNOMI

SUPAI, IL DEMONE

DALLE DUE FACCE

Comunità Saraguro, area Quechua Ecuador

Un giovane marito stava tornando a casa e portava con sé un flauto e il rondin, uno strumento musicale indiano. Però non era allegro; anzi piangeva e mentre camminava suonava una musica triste, veramente molto triste. Aveva incontrato un supai, che era uno spirito maligno. Questi viveva nei luoghi magici che si aprono tra le montagne della sierra, nelle oscurità segrete dei burroni e lungo le ombre umide delle sorgenti. Quel demonio aveva spogliato il pover’uomo dei suoi abiti e l’aveva lasciato lì, tutto nudo. Poi, dopo aver assunto le sue sembianze, aveva ripreso il cammino e si era presentato bel bello alla casa della sposa del giovane marito.

“Eccomi, sto arrivando da te, mia cara mogliettina” le gridò dal sentiero, alternando le parole al suono allegro del flauto.

“Sei riuscito a fare una buona caccia sulla montagna?” gli domandò la donna. “Sto aspettando della bella carne da cucinare.”

“Non l’ho portata” rispose l’uomo, “però ho qui con me questo cuore. Prendilo, cucinalo e mettilo nel piatto, perché ho una gran fame.”

La donna obbedì e si preparò per lavare e cucinare il cuore ancora tiepido.

“Ahi! Ahi!” sembrava mormorare il cuore, “ahi! ahi!, sono tuo marito, sono il tuo amore!”

Quel fatto sorprese la donna, che rivolgendosi al supai travestito disse:” Guarda, caro marito: questo cuore sta borbottando qualcosa. Sussurra. Sembra che voglia parlare.”

“Sempre i cuori ancora freschi palpitano e sembrano voler parlare”, replicò l’uomo.

Così, prima ancora che fosse completamente cotto, un po’ spaventata, la donna offrì il cuore in pasto all’uomo e lei stessa ne mangiò qualche boccone.

La giornata era ben calda e soleggiata, così durante la siesta, qualche tempo dopo, il supai si rivolse alla donna e le disse: “Mia cara moglie, per favore, vorresti togliere qualcuno dei pidocchi che ho tra i capelli? Però, non toccare la parte posteriore della testa. Mi sono fatto un brutto graffio e non voglio che mi sfiori con le mani la ferita ancora aperta.”

Poi l’uomo si addormentò. La moglie rimase piuttosto sorpresa e incuriosita per quello strano invito e disse tra sé e sé: “Cosa terrà dietro la testa, che non devo toccare? Cosa potrà mai essere? Vado a vedere”, e si mise a esaminare il cranio di quell’individuo. Con immenso orrore scoprì che dall’altra parte della testa c’erano due occhi immensi e spalancati che uscivano fuori dalle orbite. C’era un secondo volto.

“Adesso tu sei mia moglie!” le gridò il supai, risvegliatosi all’improvviso.

“Come posso essere tua moglie?” domandò la donna. “Certamente la tua vera moglie sarà nella tua casa e questi abiti che indossi sono quelli del mio povero marito.”

Poi, colta dalla disperazione, appiccò il fuoco alla capanna dove abitava e si lasciò bruciare.

Si narra, e nessuno tra i nostri saggi anziani ne dubita, che dalle ceneri di quelle fiamme nacquero le pulci.



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