Il Meglio Di Galaxy 1 by Volume 1 (1972)

Il Meglio Di Galaxy 1 by Volume 1 (1972)

autore:Volume 1 (1972)
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Sospirò, lasciò socchiusa la porta del bagno giusto quel tanto da far filtrare un po' di luce nella camera e tornò a letto. Oscuramente, era intenerito. O, almeno, credeva di esserlo. Non riteneva di essere commosso. Eleanor era dolce come la seta, ed egli provava un remoto affetto nei suoi confronti; ma lei non era ciò che Dane aveva cercato nel mondo. Nulla lo era. Egli dubitava tuttora del fatto che quanto desiderava fosse mai esistito. In caso affermativo, non sapeva riconoscerlo. Non poteva nemmeno dargli un nome. Povera bambina.

La donna si mosse nebulosamente (chissà come, persino nel sonno più profondo e soddisfatto, sentiva quando lui la guardava) e alzò lo sguardo, con gli occhi socchiusi.

«Che c'è?» disse.

«Non ho aperto bocca.»

«No, ma pensavi.»

«Delitto imperdonabile?»

«Lo sai che cosa intendo, John.»

Poiché lo sapeva, non rispose. Era bizzarro, persino un po' piccante, udire questo cliché dell'ewig Weibliche, pronunciato con una superstite traccia di accento viennese, come se nulla e nessuno fosse cambiato sino dalla creazione dell'Eden. Quanto a lui, aveva avuto possibilità infinitamente migliori di cancellare il proprio accento, assai più oltraggioso. Ne aveva avuto anche maggiori motivazioni, poiché in America, per una modella-prostituta, una sfumatura d'accento esotico giova alla professione; per un dirigente giovane e ambizioso, no. Il giorno in cui il suo primo capo negli Stati Uniti lo aveva definito (con ammirazione, come egli capì troppo tardi) "un autentico lettone", egli si era subito messo a imparare l'inglese fonetico del Dizionario internazionale Webster II... per accorgersi poi che nessuno lo parlava. Peggio ancora, la maggior parte degli americani prendeva fischi per fiaschi e pensava che si trattasse di un'affettazione di accento britannico, ciò che in Gran Bretagna viene chiamato "medio Atlantico", vale a dire... né carne né pesce. Ma ormai era troppo tardi per tornare alla parlata bastarda della sua infanzia nel New Jersey, o per imparare il Webster III. Inoltre, fra breve, non avrebbe avuto altri con cui parlare se non se stesso.

Lei si tirò su a sedere sul letto, cercando senza successo di respingersi i capelli dietro le spalle disseminate di lentiggini, e incrociò le braccia intorno alle ginocchia, sopra il lenzuolo, con i seni che pendevano pesantemente e un po' pateticamente fra la parte superiore delle braccia. Posando il mento sui polsi incrociati, domandò, piano:

«È finito?»

«Sì.»

Come sempre, non sarebbe stato del tutto esatto dire che gli dispiacesse; ma lei sembrava così disfatta, smarrita, nel suo lussuoso ambiente, che egli provò una tenerezza paradossale, inaspettata.

Aggiunse: «Mi dispiace.»

«Oh, sapevo che il momento si avvicinava. La fortuna cambia sempre, e i "mi dispiace" non servono. Se si può dire "è stato bello finché è durato", questo è il massimo che si possa ragionevolmente chiedere.»

Ecco, di nuovo, quella speciale mescolanza di fatalismo europeo e di luogo comune americano. C'era anche, s'intende, il rituale di ciò che i libri chiamano amore. Egli avrebbe dovuto sentirsi in colpa? Non lo sapeva.

«Per me è stato bello, finché è durato.»

«Può darsi. So che hai tentato. Non conosco altro aspetto della vita in cui tentare sia il modo più sicuro di fare fiasco; ma non importa.



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