Il Meglio Di Galaxy 3 by Volume 3 (1975)

Il Meglio Di Galaxy 3 by Volume 3 (1975)

autore:Volume 3 (1975)
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Fuori, in giardino, era l'ora delle visite. La gente si raccoglieva in piccoli gruppi attorno ai pazienti che sedevano pallidi sulle sedie a rotelle. Mogli, mariti, figli ed amici: tutta la costellazione dei dannati. Gente che era venuta da casa, e che presto sarebbe tornata a casa.

«Ciao,» disse qualcuno. La porta si richiuse alle spalle di un visitatore.

«Sono Sue, l'amica di David. Sono riuscita a sgattaiolare dentro.»

Sgattaiolare? Oltre Cerbero e Caronte? Dovevano essersi dimenticati di mettere la combinazione alla porta.

«Ciao, Sue,» dissi. L'abito che indossava non era dell'ospedale, poiché non era né bianco né ampio. Era blu chiaro, e aderente. Il suo corpo era sinuoso ed inquietante, una sinfonia di forme musicali e di curve. Era a viso scoperto, ed era abbronzata. Aveva i capelli castani, e i suoi occhi egualmente castani erano orlati di ciglia scure.

«Credo che non ti aspettassi la mia visita... o almeno così mi ha detto David.»

«No,» dissi. «Sono sorpreso, ma sono felice che tu sia venuta.»

«Parli proprio come un libro stampato,» disse, sorridendo.

Piccato, replicai che certo con David non doveva esserci abituata, e la invitai a sedersi. Sorrise, ed osservò il pannello dei quadranti indicatori.

«Capperi, dicono proprio tutto di te! Sembra la cabina di pilotaggio di un'astronave. Ma tu, li capisci? Lo sai, quando stai male?»

Aprii la bocca, con l'intenzione di risponderle.

«È questa macchina che ti dà le pillole e tutto il resto, vero? Ti fanno solo delle iniezioni, o prendi anche delle pillole? Riesci a muoverti, lì dentro? Ehi, sei tutto nudo!» Durante questo monologo, aveva avuto il tempo di fare per due volte il giro della stanza, soffermandosi qua e là a sfiorare questo e quello.

«Che panorama incantevole! Molto carino, da parte loro. David dice che puoi anche leggere dei libri, basta metterli sullo scaffale sotto il tavolo... ah, ecco... ci vedi?»

Accesi l'episcopio. Aveva messo la mano sul ripiano ed essa apparve ingigantita sullo schermo del soffitto.

«Eccola là» dissi, indicandogliela.

«Ehi, è fantastico!» Prese a muoversi in una maniera strana. Incantato, la guardai contorcersi finché non riuscì ad infilare la testa sul ripiano dell'episcopio. Il suo viso ridente apparve sul soffitto.

«Eccomi!» disse. «In diretta dalla stanza 602!» Tirò fuori la lingua, incrociò gli occhi ed arricciò il naso.

«Ahia. Non posso restare in questa posizione. È divertente. Vuoi che ti metta su un libro, adesso?»

«Oh, no. No, grazie.»

«Cosa preferisci? Vuoi che ti canti qualcosa?»

«Sarebbe molto gentile da parte tua,» dissi, incerto.

«Ricominci? Dovrò insegnarti a parlare come mangi.»

Tentò di aprire la finestra, e si accorse che era chiusa. Le diede uno strattone e la spalancò. Delizioso e proibito, un ignoto vento profumato schiaffeggiò il mio volto attonito. Si chinò, cercò a tastoni qualcosa e si rialzò con in mano uno strumento musicale - che fosse un violoncello? - e fece per chiudere la finestra. La lasciò socchiusa, come se mi avesse letto nella mente. Non sapeva che la maniglia era arrugginita per il disuso.

«Credi che sentiranno? Non voglio dare fastidio a nessuno.»

«Non importa» dissi impetuosamente. «Non ti preoccupare.»

Si sedette ed accarezzò le corde dello strumento. Era un liuto.



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