Il ritratto del morto by Daniele Oberto Marrama

Il ritratto del morto by Daniele Oberto Marrama

autore:Daniele Oberto Marrama [Marrama, Daniele Oberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Cliquot, Generi, Fantascienza, Daniele Oberto Marrama, Racconti bizzarri, il ritratto del morto, Matilde Serao
ISBN: 9788894073829
editore: Cliquot
pubblicato: 2019-01-14T23:00:00+00:00


L’uomo dai capelli tinti

La polizia internazionale è in movimento per rintracciare un pericoloso anarchico, che a Chicago si faceva chiamare John Willis, e che è accertato essere l’autore del terribile incendio all’Union Theatre, dove morirono tante persone, dell’alta borghesia e dell’alto commercio, alcune settimane or sono: incendio che sinora si credeva accidentale. Il Willis è sparito da quel tempo e si ha ragione di credere che si trovi in Europa. I suoi connotati sono: statura alta, complessione magra, quasi fantastica, mani sottili, scheletriche, occhi grigi. Un neo sulla tempia sinistra. Il riconoscimento, però, è reso difficile da una circostanza: la sua chioma, ch’era abbastanza imbiancata, deve essere stata tinta, e abilmente. La polizia di Chicago ha trovato in casa sua, operandovi una perquisizione, alcune boccette di tintura della nota casa di prodotti chimici e profumerie Hawy and Co. Ognuno sa che le tinture di questa casa sono tali da cambiare i connotati senza che l’occhio possa accorgersene, ringiovanendo e trasformando le persone in modo meraviglioso. È però da augurarsi che l’assassino di tante innocenti vittime non sfugga all’abile caccia della polizia.

Per quale strano caso gli occhi del dottor Arsenius si posarono, quella sera, sulla bizzarra noticina di cronaca? Come mai, egli che ostentava di non leggere giornali, si trovò quella gazzetta sulla modesta tavola da pranzo, donde la vecchia domestica aveva allora finito di asportare gli avanzi del parco desinare da scapolo e da scienziato, ciò che vuol dire, in complesso, da uomo che mangia poco e male?

Nessuno potrebbe dirlo: meno degli altri egli stesso che, da quando si era ritirato in quel cantuccio solitario della città ove viveva come un selvaggio, fra i suoi vecchi libri di frenologia e di psichiatria e i suoi teschi di delinquenti e di anomali, si manteneva rigorosamente lontano da ogni contatto con la vita dei suoi simili.

Il dottor Arsenius aveva insegnato, molti anni prima, all’Università di Lipsia ed era stato uno dei più ardenti campioni delle novelle dottrine antropologiche; ma una malattia nervosa che, per qualche tempo, lo aveva minacciato persino di raggiungere i suoi “soggetti” scientifici in una casa di salute, lo aveva costretto ad abbandonare la cattedra, portando nel suo esilio volontario un profondo disprezzo degli uomini e un sacro orrore per la società.

Qualche maligno andava insinuando che questo disprezzo nascesse dal fatto che all’università, da qualche anno, colleghi e studenti cominciavano a ridere di una velleità giovanile del vecchio psichiatra, il quale cercava di porre rimedio all’onta irreparabile degli anni tingendo del più bel biondo dorato la sua lunga chioma di scienziato, che andava imbiancando. È certo, in ogni modo, che, fatta eccezione di questa velleità, il dottor Arsenius era un’eccellente persona: è perciò che, quando ebbe letto quella notizia riguardante l’americano John Willis, non seppe frenare un gesto d’indignazione. Un uomo che appicca l’incendio a un teatro e fa morire tanti innocenti non è assai inferiore a una belva? E per un assassino simile la società non riserba forse la pena di morte?

«Egli sarà impiccato» disse a bassa voce



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