La casa nella prateria. La storia di Almanzo by Laura Ingalls Wilder

La casa nella prateria. La storia di Almanzo by Laura Ingalls Wilder

autore:Laura Ingalls Wilder [Wilder, Laura Ingalls]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Gallucci
pubblicato: 2019-03-01T09:00:00+00:00


Estate

Le giornate ora erano più calde e tutto cresceva rapidamente. Le fruscianti, sottili foglie del granturco arrivavano al petto. Papà passò ancora una volta con l’aratro e Royal e Almanzo sarchiarono. Poi il granturco venne lasciato a sé stesso. Ormai aveva preso tanto vantaggio sulle erbacce, che avrebbe tenuto il campo senza più bisogno di aiuto.

Le piante di patata erano così rigogliose che le file quasi si toccavano e i fiori bianchi sembravano una distesa di spuma sul campo. L’avena ondeggiava grigio verde nel vento e le spighe sottili del grano si andavano ingrossando là dove sarebbero venuti i chicchi. I prati erano rosa porpora, pieni di fiori che le api adoravano.

La campagna richiedeva meno lavoro e Almanzo aveva il tempo di estirpare le erbacce dall’orto e di zappare la fila di patate che aveva seminato, giusto per vedere che cosa veniva fuori. E ogni mattina andava a tastare la zucca che stava facendo crescere per la fiera della contea.

Papà gli aveva fatto vedere come nutrirla col latte. Avevano scelto la pianta migliore del campo e le avevano tagliato via tutti i rami, tranne uno, e anche tutti i fiori gialli, tranne uno. Poi, tra la radice e la minuscola zucca verdina avevano fatto un taglietto sulla parte inferiore del viticchio. Sotto il taglietto Almanzo aveva scavato una conca nel terreno e ci aveva messo dentro una scodella di latte. Poi aveva infilato uno stoppino nel latte e l’altra estremità l’aveva inserita con cautela nel taglietto.

Ogni giorno il viticchio si succhiava il latte attraverso lo stoppino e la zucca cresceva enormemente. Era già tre volte più grossa di tutte le altre zucche del campo.

Almanzo aveva anche la piccola scrofa da accudire. L’aveva comperata con il mezzo dollaro che gli aveva dato Papà. Era così piccolina che all’inizio aveva dovuto nutrirla con uno straccio imbevuto nel latte. Presto però aveva imparato a bere da sola. La teneva in un recinto all’ombra, perché i maiali giovani crescono meglio se non stanno esposti al sole e le dava da mangiare a sazietà. Anche lei cresceva in fretta.

Anche Almanzo cresceva, ma non in fretta quanto avrebbe voluto. Beveva moltissimo latte e a tavola si riempiva il piatto tanto che poi non sempre riusciva a mangiare tutto, e Papà lo rimproverava perché non si deve far avanzare nulla.

«Che succede, figliolo? Hai gli occhi più grandi della pancia?» diceva.

Allora Almanzo cercava di buttare giù ancora qualcosa. Non aveva detto a nessuno che stava cercando di crescere in fretta per poter lavorare presto coi puledri.

Ogni giorno Papà portava fuori quelli di due anni, uno alla volta, e tenendoli alla corda li addestrava a partire e a fermarsi a comando. Li abituava alle redini e ai finimenti e a non spaventarsi di nulla. Presto li avrebbe attaccati al calesse, di nuovo uno alla volta, insieme a un cavallo più vecchio, già esperto e di buon carattere, per insegnargli a tirare un peso leggero, senza avere paura. Ma quando addestrava i puledri non voleva neppure che Almanzo entrasse in cortile.



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