Misteri al Castello by Cecilia Gallotta

Misteri al Castello by Cecilia Gallotta

autore:Cecilia Gallotta [Cecilia Gallotta]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-05-07T22:00:00+00:00


11.

Fuori, tutto era diverso. Le strade non erano le stesse. Non c’erano più bar, né ristoranti. Niente negozi, niente vetrine. Tutto sembrava più vuoto. Da terra si alzò un polverone che rimase nell’aria, rendendola giallastra. Un olezzo di stalla stagnante penetrava le nostre narici. Persino il colore del cielo era diverso.

Ci guardammo in giro. Riconoscemmo la cattedrale di Ferrara e, di fianco a essa, piazza delle Erbe. Quello che i ferraresi chiamano Listone, era sparito.

Improvvisamente sentimmo un rumore galoppare attraversando la piazza. Erano gli zoccoli di due cavalli che stavano trainando un carro. Di biciclette, o macchine, neanche l’ombra. Nemmeno il lontano rombo di qualcosa che assomigliasse a un motore.

Facemmo qualche timido passo avanti e buttammo uno sguardo sulla strada che fiancheggiava il castello. La via che avevamo percorso poche ore prima non c’era. Al suo posto, un lungo canale tracciava la linea di confine tra la città e un’interminabile campagna.

Io e Matt strabuzzammo gli occhi e ci guardammo sbigottiti. Non riuscivo a credere a ciò che avevo davanti ai miei occhi. Sono quasi certa di aver provato a strofinarli per vedere se, come per magia, tutto potesse tornare improvvisamente alla normalità.

“Che accidenti...?” mugugnò Matt.

Né io né lui avemmo il coraggio di dirlo ad alta voce, ma so per certo che si trattava di uno di quei momenti in cui stavamo pensando la stessa cosa. Non c’era altra spiegazione: eravamo finiti indietro nel tempo!

“Sara, ti prego, dimmi che è uno scherzo...” piagnucolò Matt.

A mente lucida, avrei voluto dirgli che era stata sua l’idea di tornare al castello e cacciarci nei guai. Che io l’avevo detto. Che era stato uno stupido a non volermi ascoltare. Ma in quel momento, la mia capacità di formulare ragionamenti era andata in tilt. E, a pensarci bene, forse è stato meglio così. In fondo avevo deciso di seguirlo, per tutte le folli ragioni che ci accomunavano. E litigare, discutere o fare la figura della saputella era probabilmente una delle ultime cose che ci sarebbero state d’aiuto in quell’istante.

Prima che riuscissi a proferire parola, vidi, ferma a pochi metri da noi, una ragazza.

Ci stava fissando. Aveva i capelli raccolti in una sottile fascia di stoffa intrecciata sulla testa, ma alcuni riccioli dorati le scendevano dolcemente sulle spalle. Le sue gote rosee ricordavano il colorito delle pesche bianche quando diventano mature. Era decisamente bella. Indossava un lungo abito di stoffa beige, con drappeggi che partivano dalle spalle e dalla vita. Ai miei occhi pareva un costume da carnevale, non fosse stato per il colore spento. Ma a lei donava. Avevo l’impressione che sarebbe stata bene indossando qualsiasi cosa.

“Sara, pensi anche tu quello che penso io?” mi domandò Matt.

Stranamente, no. Ma dopo le parole del mio amico, dentro di me si accese una lampadina. Capii chi fosse la ragazza di fronte a noi. Parisina!



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