Non c’è nessun dio quassù: L'autobiografia di Gagarin. Il primo uomo a volare nello spazio by Jurij Gagarin

Non c’è nessun dio quassù: L'autobiografia di Gagarin. Il primo uomo a volare nello spazio by Jurij Gagarin

autore:Jurij Gagarin [Gagarin, Jurij]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Historical, Personal Memoirs, Military, Science & Technology, History, Europe, Russia & the Former Soviet Union, Juvenile Nonfiction, Exploration & Discovery, Technology, Aeronautics; Astronautics & Space Science, Adventurers & Explorers, Science, Physics, Astrophysics
ISBN: 9788867180417
Google: mV1dAwAAQBAJ
editore: Red Star Press
pubblicato: 2014-04-06T07:19:05.711588+00:00


Preparativi per il cosmo

Qualche giorno dopo il ritorno di Chrušcëv dagli Stati Uniti e mentre gli americani e i popoli di tutto il mondo ne salutavano l’iniziativa come una prova concreta della volontà di pace dell’Unione Sovietica, i nostri scienziati lanciavano un terzo razzo cosmico che, dopo aver aggirato la Luna, ne fotografava la parte invisibile trasmettendo le immagini a Terra. Questa nuova vittoria commosse il mondo e sollevò in ogni continente un’ondata di ammirazione per il nostro paese.

La vita stessa modificava i miei progetti. Qualche mese prima ero convinto di avere ancora davanti a me un lungo tempo di riflessione. Adesso mi rendevo conto che non si doveva più attendere. Il giorno dopo, rispettando lo statuto militare, mi mettevo a rapporto presso i miei comandanti e presentavo la domanda di ammissione al gruppo di candidati cosmonauti. Ritenevo che fossero maturi i tempi per l’addestramento di un gruppo di piloti spaziali. Non mi ingannavo. Di lì a poco fui convocato dalla commissione medica speciale.

La commissione era estremamente esigente. La visita che subivamo annualmente alla squadriglia e che gli aviatori affrontavano tranquillamente avendo fatto l’abitudine a questo tipo di esami era nulla in confronto. Mi resi conto, fin dalla primissima visita dall’oculista, che qui le cose si facevano con minuziosa serietà.

Si richiedeva una vista «perfetta» e, tanto per cominciare, bisognava saper leggere, da una certa distanza, il cartellone delle lettere e dei segni senza difficoltà dal principio alla fine, cioè dai caratteri più vistosi a quelli più minuti. Il medico cercava di scovare uno strabismo larvato, controllava le capacità visive al buio, analizzava gli occhi millimetro per millimetro. Basti dire che andai dall’oculista sette volte e sempre per le stesse cose: tabellone delle lettere, percezione dei colori, «guardate con l’occhio destro», «guardate con quello sinistro», «guardate da questa parte», «e adesso da quest’altra»... Insomma, il dottore applicava alla lettera il proverbio russo che dice: «Misura sette volte prima di tagliare».

Ma ebbe un bel darsi da fare: non poté trovare il più piccolo difetto nei miei occhi.

Tra gli altri esami, ne subimmo uno che doveva dimostrare le nostre capacità di lavoro in condizioni difficili. Dovevamo eseguire delle operazioni aritmetiche utilizzando cifre che, tanto per cominciare, bisognava andarsi a cercare su una speciale tavoletta. La soluzione doveva essere esatta e il lavoro compiuto in modo rapido. A prima vista la prova non aveva in sé alcuna difficoltà. Poi cominciò a entrare in funzione un altoparlante che ci distribuiva consigli con voce monotona che, invece di aiutarci, ci distraeva impedendoci di concentrarci sul lavoro da eseguire. Bisognava compiere un grosso sforzo per continuare a lavorare senza fare attenzione a quel «servizievole» altoparlante. Non era facile, insomma, ma non era niente in confronto a quello che ci aspettava.

I medici erano numerosissimi e più severi di un procuratore generale. I loro verdetti erano senza appello. Molti candidati erano eliminati alle prime prove. Nella scelta non c’era medico che non si dimostrasse implacabile: medici di medicina generale, neurologi, chirurghi, otorinolaringoiatri. Ci misuravano in tutti i sensi, ci



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