Non siamo eroi by Sara Segantin

Non siamo eroi by Sara Segantin

autore:Sara Segantin [Segantin, Sara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-12-28T12:00:00+00:00


10

Voce

Il grande giorno era finalmente arrivato. Io, Mike e gli altri avevamo lavorato per settimane, studiando i discorsi, preparando i cartelloni, contattando varie associazioni. Torino, Milano, Napoli e tantissime altre città erano già in corteo e dalle foto che ci mandavano sembrava ci fosse una fiumana di gente infinita. Noi saremmo partiti più tardi, perché avevamo avuto qualche problema con i permessi. Trenta minuti e anche Trieste sarebbe entrata in sciopero. Le cose però non stavano andando come ci aspettavamo: Piazza Unità era ancora deserta.

Nonostante tutto Mike pareva tranquillo, ripassava il programma, faceva qualche telefonata agli ultimi giornalisti. «Tanto chi vuoi che venga?» sussurrò qualcuno a mezzavoce. Mike lo fulminò con un’occhiata.

Io ero in preda alla tensione, preoccupata dal vuoto cosmico che avevamo attorno. Mancava pochissimo all’inizio e c’era solo qualche turista, che fotografava curioso il nostro piccolo comizio.

Stendemmo lo striscione più grande davanti alle panche della fontana, in modo che attirasse l’attenzione: quindici ragazzini con le facce colorate a strisce verdi e blu in piedi, soli in mezzo a una piazza gigantesca.

«Oh, guardate!»

Era una maestra, alla guida di una coloratissima scolaresca. «Ecco, dei ragazzi amici dell’ambiente che manifestano per gli alberi! Che bravi!» disse ai suoi alunni, dopo averci additati.

I suoi scolari ci fissarono con occhi pieni di stupore, come se fossimo stati animali di qualche specie rara.

«Fate la manifestazione anche per salvare le farfalle? Perché a me piacciono le farfalle» chiese timidamente una bambina.

«Certo, non vedi che c’è anche un bel disegno di una farfalla?» La maestra le indicò sorridendo il gigantesco cartellone dei due polmoni in fiamme che avevamo appeso alla fontana: probabilmente li aveva scambiati per due ali stilizzate. Poi prese per mano la prima della fila e trascinò via la nidiata di pulcini, sotto i nostri sguardi esterrefatti.

«Stiamo manifestando anche per salvare il tuo, di mondo. Se gli insegnanti sono tutti come te siamo a posto…» sibilò Karima.

Mike non disse niente, ma anche lui era contrariato. Noi non eravamo “amici degli alberi”. E la nostra battaglia non era un gioco da ragazzini.

Finalmente, quando ormai stavamo iniziando a disperare, arrivò un primo gruppo di studenti con degli striscioni colorati. Si guardavano intorno spaesati. Due dei nostri corsero loro incontro, sventolando un plico di volantini.

E poi arrivarono anche gli altri. All’improvviso, come una marea imprevista. Prima dieci, poi venti, poi cento e cento ancora. C’erano bambini, adulti, ragazzi. Vidi perfino giornalisti al seguito di grosse telecamere.

Finalmente Mike saltò sulla panchina e prese il microfono. Non fece in tempo a dare il benvenuto che la gente cominciò a gridare: «VOCE!». Lui si guardò intorno, a disagio. Noi allargammo le braccia, impotenti. Avevamo un paio di amplificatori minuscoli: sarebbero bastati per farsi sentire da qualche decina di persone, mentre in piazza ce n’erano ormai un migliaio. Anche la mancanza di un palco non aiutava. Mi resi conto con frustrazione che, persi nei nostri discorsi astratti, avevamo trascurato tutta la parte pratica. E che senso ha pianificare nel minimo dettaglio cosa dire, se poi non riesci a farti vedere e



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