Nove volte gatto by Domenica Luciani

Nove volte gatto by Domenica Luciani

autore:Domenica Luciani [Luciani, Domenica]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General, Action & Adventure, Animals, Fantasy & Magic
ISBN: 9788831018548
Google: AxLAEAAAQBAJ
editore: Salani
pubblicato: 2023-05-25T22:00:00+00:00


VI

L’angioletto mi tese la mano, che era tale e quale a una zampina di merlo. Mi tastava sulla testa e sulla schiena, mentre un gran calore mi bruciava dappertutto.

Aprii gli occhi e vidi che era una donnina fragile, però senza ali, che disse: «Ecco, pare risvegliarsi!»

Io mi sentivo talmente scottare, che temetti mi volessero fare alla griglia come un pollo.

Perciò cominciai a soffiare e a scalciare, abbassando gli orecchi.

Allora Mani di Merlo mi sollevò per aria e disse: «Guardatelo, il micetto! Stamattina sembrava mezzo assiderato e adesso è diventato una belva!»

«Ma che dite, madre, questo tesoro una belva!» disse una ragazza che aveva i capelli pettinati come una pigna. Poi mi prese da Mani di Merlo e mi strinse a sé, così che non mi riusciva più di respirare. Ne avevo abbastanza e cominciai a gridare: «Lasciatemi vivere in pace la mia quinta vita!»

Ma Testa a Pigna prese a riempirmi il muso di baci salivosi.

«La stufa ti ha fatto bene, Kotjonok» diceva.

A un certo punto, smack, smack!, mi schioccò due baci sugli occhi e quelli mi si appiccicarono così bene, che non ne volevano più sapere di aprirsi. Allora, siccome non ci vedevo più, non ci vidi proprio più in tutti i sensi e sfoderai gli unghielli. Le appioppai un graffio sul labbro e Testa a Pigna smise subito di sbaciucchiarmi.

Mani di Merlo corse subito a prendere una garza di cotone bagnato di giallo e con quella si mise a tamponarle il labbro ferito. Quella scriteriata non sapeva che la saliva è fatta apposta per leccarsi le ferite e che non esiste migliore disinfettante. Le ferite sulla bocca, poi, sono così vicine alla lingua che è una vera comodità avere un graffietto lì. Lo so bene io, che una volta mi bucai il fondoschiena su un pruno e avrei voluto avere la lingua di un rospo per arrivare a leccarmi così lontano.

Dopo aver tamponato bene, Mani di Merlo congiunse le sue zampine ossute e disse: «Olga, angelo mio, ti fa male?»

«Brucia solo un pochetto» rispose Testa a Pigna.

Io allora gridai: «E non venitemi a dire che siete angeli, perché voi le ali non ce le avete!»

Mani di Merlo non mi ascoltò, ma si rivolse a Testa a Pigna.

«Non sai quanto sono desolata…» disse. «È colpa mia. Dovevo lasciarlo per strada! Ma chi avrebbe avuto cuore? Sua madre e i suoi fratelli erano già duri come baccalà stagionato e lui solo…»

«Non vi dovete scusare, madre. Anzi, non c’è che da rallegrarsi quando un piccolo così delizioso viene al mondo!» esclamò Testa a Pigna. Però, per evitare altri inconvenienti, mi mollò su un mucchio di cuscini e senza darmi il bacio della buonanotte.

Allora mi calmai e d’un tratto fui sicuro di una cosa: quella non era più la mia quinta vita, ma la sesta. Infatti ero appena rinato un’altra volta.

Da allora Testa a Pigna andò a dire a tutti che le era bastato stringermi al petto per addomesticarmi. A me invece era bastato darle un graffietto sul labbro per addomesticare lei. Andò



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