Andrej Tarkovskij by Tullio Masoni & Paolo Vecchi

Andrej Tarkovskij by Tullio Masoni & Paolo Vecchi

autore:Tullio Masoni & Paolo Vecchi [Masoni, Tullio & Vecchi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Il grande regista russo, Andrej Tarkosvkij (Zanraje, 1932 - Parigi, 1986), definì il suo cinema «la nostalgia dell’armonia». La sua opera ha un’intensità e una grandezza lirica ineguagliate. Tra i suoi film L’infanzia di Ivan, Andrei Rublëv, Stalker, Nostalghia, Sacrificio.
editore: Il Castoro
pubblicato: 2015-01-11T23:00:00+00:00


LA CASA MATERNA: LO SPECCHIO

La riflessione dell’autore, che ricorda di averla avviata in un periodo di malattia, alterna momenti dell’infanzia e della vita da adulto. Per una dolente fatalità la situazione che sta vivendo è simile a quella vissuta dai suoi genitori: come il padre a suo tempo, ha lasciato la moglie ed il figlio. L’infelicità del figlio adolescente gli appare perciò speculare alla propria, può comprenderla e condividerla, volgendosi nel frattempo alla figura della madre abbandonata che riemerge dal ricordo. Eccola allora davanti alla casa, mentre fuma guardando la campagna (fot. 35). Arriva uno sconosciuto che si dichiara medico (fot. 36) e, prima di riprendere la propria strada, fa qualche osservazione sulla natura e sulla distanza con cui gli uomini sono forzati a viverla. Lo sconosciuto rivolge qualche complimento alla donna e scopre che non ha marito, cioè che quell’attesa davanti a casa è vana. Segue un sogno dove l’autore-narrante, alzatosi dal letto, assiste ad un temporaneo ritorno del padre, intento a lavare i capelli alla moglie. Subito dopo la donna attraversa correndo la stanza semidistrutta, mentre dal soffitto sfondato l’acqua cade a scrosci (fot. 37). C’era stato l’incendio del fienile, in una sequenza precedente, e il crollo della casa che avviene in sogno sembra esserne una conseguenza “analogica”. In uno specchio polveroso spunta l’immagine della madre ormai vecchia; poi una mano sembra trattenere un abbaglio di brace. Finito il sogno, l’azione prosegue in un appartamento di città dove, appeso a una parete per localizzare la cronologia, si nota il manifesto francese del Rublëv. Si sente la voce dell’autore che parla al telefono con la madre, e questa lo informa della morte di Lisa, una vecchia compagna di lavoro degli anni trenta, il periodo nel quale era impiegata presso una casa editrice. Ecco allora che, in un brano virato in bianco e nero, assistiamo a un episodio originato dal ricordo della compagna morta: la madre corre sotto la pioggia battente per raggiungere la tipografia. È affannata perché teme di aver licenziato le bozze di una pubblicazione “speciale” lasciando un refuso. La sequenza accompagna l’angoscia della donna che percorre stanze e corridoi, finché tutto si risolve: non c’era nessun errore ma, semmai, un desiderio di lasciarlo, tradotto in paura. La madre ne parla a Lisa in un orecchio e, dalla reazione di quest’ultima, si intuisce che doveva trattarsi di una grave irriverenza verso i capi di partito e di governo. Lisa approfitta della congiuntura per rivolgere alla collega alcuni rimproveri sul suo comportamento di pseudo-emancipata. La madre accetta per un po’ la discussione, poi si ritira dagli uffici per prendere una doccia. Dall’episodio si capisce che la madre, dopo l’abbandono da parte del marito, ha avuto una vita dura, come anche e soprattutto il figlio Ignat. Nello stesso periodo, diversi esuli della guerra civile spagnola si sono rifugiati a Mosca e qualcuno ha messo su famiglia. Il ricordo dell’autore ce li mostra spaesati e nostalgici; il capofamiglia, che ama ricordare le imprese del famoso torero Molinares, colpisce la figlia con uno schiaffo perché la scopre vergognosa delle proprie origini.



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