Persone speciali by Masolino D'Amico

Persone speciali by Masolino D'Amico

autore:Masolino D'Amico [d'Amico, Masolino]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, General, Entertainment & Performing Arts
ISBN: 9788838928208
Google: 7u_bCgAAQBAJ
editore: Sellerio Editore srl
pubblicato: 2012-09-04T22:00:00+00:00


Sergio Amidei

«Il Vecchio». Sergio Amidei era «il Vecchio» per antonomasia, quando l’ho frequentato negli anni d’oro del cinema. Allora molti dell’ambiente avevano il loro soprannome. De Sica, per esempio, era «il Buono»; Sordi era «il Mostro». L’aggettivo sottolineava un lato appariscente della maschera dell’individuo in questione. De Sica pubblicamente era indulgente e benevolo; nella personalità di Sordi il lato conservatore e qualunquista coesisteva con quello opposto, ferocemente dissacratore, in un modo che poteva sembrare inquietante. Quanto a Amidei, non era poi così decrepito: leggo sull’enciclopedia che era nato nel 1904 (a Trieste ma credo fosse goriziano, è comunque a Gorizia che oggi viene ricordato con un premio intitolato al suo nome), quindi nel periodo in questione aveva meno di settant’anni. Era però una figura imponente, eretta e persino un po’ solenne, con qualcosa di asburgico nel portamento; aveva bellissimi capelli candidi, denti bianchissimi clamorosamente finti con cui quando era allegro sorrideva illuminandosi tutto, e baffi neri un po’ spioventi, lucidi e impermeabili come quelli di un gioviale tricheco. Della sua vita precedente alla calata a Roma e all’ingresso nel cinema parlava poco. Si sapeva vagamente di un momento avventuroso, quando poco più che ragazzo aveva girato l’Italia proiettando nei paesi film muti sonorizzati artigianalmente con l’ordigno inventato da un suo socio. Con più fondatezza si sapeva inoltre che aveva trascorso l’adolescenza e la giovinezza a Torino, dov’era stato in stretto contatto con intellettuali liberali suoi coetanei e in particolare con Giacomo Debenedetti, grande amico di tutta la vita. Grazie a lui Debenedetti aveva guadagnato qualche soldo ai tempi delle leggi razziali, collaborando anonimamente a sceneggiature di filmetti spensierati. E in Debenedetti Amidei aveva trovato il principale complice della suprema passione di tutta la sua esistenza, vale a dire la lettura. Amidei fu infatti lettore indefesso e onnivoro, sempre pronto a pescare nelle sue reminiscenze di migliaia e migliaia di pagine la situazione con cui sbrogliare questa o quella impasse di costruzione cinematografica. Da Torino Amidei aveva derivato inoltre, o comunque confermato e sostanziato, il suo caparbio antifascismo, che lo avrebbe portato anche a svolgere attività clandestina nella Roma occupata dai nazi. Non per nulla lo spunto di Roma, città aperta, di cui fu lo sceneggiatore principale, fu suo, e autobiografico: il soggetto nacque dal racconto di quando, in seguito a una soffiata, i tedeschi erano venuti a arrestare Amidei nel suo appartamento in piazza di Spagna, dove trovarono volantini e altro materiale proibito, e lui se la cavò per il rotto della cuffia riuscendo a nascondersi nell’adiacente ambasciata iberica.

Dunque nel ’39 Amidei è a Roma e firma copioni di film di intrattenimento, telefoni bianchi, cappa e spada, un po’ di tutto. Impara il mestiere dalla letteratura e dal grande cinema americano, anche se all’epoca tenersi aggiornati è difficile: dopo il ’38 le majors non mandano più i loro prodotti in Italia, in rappresaglia per la tassa di doppiaggio imposta da Mussolini allo scopo di difendere il prodotto nazionale. La produzione di Hollywood tornerà a invadere il nostro mercato solo a



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