The Boys. Due vite, un'autobiografia by Ron Howard & Clint Howard

The Boys. Due vite, un'autobiografia by Ron Howard & Clint Howard

autore:Ron Howard & Clint Howard [Howard, Ron & Howard, Clint]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Entertainment & Performing Arts, Rich & Famous, Personal Memoirs, Photography, Subjects & Themes, Celebrity
ISBN: 9780063065260
Google: AyoeEAAAQBAJ
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2021-10-12T10:12:41+00:00


CLINT

Quando ci ritrovammo per la seconda stagione de Il tenero Ben, avevamo tutte le ragioni per credere che il successo sarebbe continuato. Uno dei nostri principali sponsor era la Eastman Kodak Company, che sponsorizzò un enorme annuncio pubblicitario alla Grand Central Station di New York: una foto in controluce, larga 18 metri e alta più di cinque, che utilizzava la tecnologia Colorama di Kodak. Il budget delle riprese era più alto e, soprattutto, eravamo in un momento di grazia.

Ma già nella primavera del 1969, dopo appena due stagioni, ero, come Ron, un ragazzo senza serie. Girare la seconda stagione fu una grande esperienza per me. Migliorai come attore ed ebbi modo di trascorrere più tempo a manovrare l’idroscivolante. Registrammo anche un album del cast de Il tenero Ben, intitolato «The Bear Facts», che sarebbe dovuto uscire alla fine della stagione. A sostenerci, un gruppo vocale hippie chiamato Good Time People. Io eseguii una versione parlata della sigla, che fino a quel momento non aveva testi, intitolata I Am the Way I Am. Dennis Weaver cantava una canzone psichedelica chiamata Cobwebs of Your Mind. Papà interpretò un motivetto sciocco intitolato Don’t Cry Little Gator. E lui e io suonammo insieme la mia canzone preferita, un duetto ritmato intitolato What’s a Whatchamacallit?

Ahinoi, i nostri ascolti calarono. E la Disney si impegnò a farci fuori. Li avevamo beccati con i pantaloni abbassati quando diventammo un successo; quindi, al secondo giro, alzarono la posta, fornendo al meraviglioso mondo dei colori di Walt Disney una programmazione di livello superiore.

Quello fu anche l’inizio dell’era della “purga rurale”, la fase in cui la CBS annullò parecchie sit-com perché non erano in grado di intercettare la fascia demografica urbana con buone capacità di spesa che gli inserzionisti bramavano. Questo significò la fine di La fattoria dei giorni felici, Petticoat Junction e The Beverly Hillbillies. La nostra serie non era la stessa cosa, ma eravamo decisamente poco alla moda e non facevamo più parte dei piani futuri della CBS che si stavano muovendo in una direzione diversa, con prodotti come Arcibaldo e M*A*S*H.

Avevamo concluso la seconda stagione pensando che saremmo tornati in Florida a tempo debito. La rete aveva programmato un’apparizione del cast nel nuovo negozio della Tower Records in Sunset Boulevard a Los Angeles, per promuovere «The Bear Facts». Ma l’album non fu mai messo in vendita, venne frettolosamente ritirato dalla circolazione e ora è un oggetto da collezione che si trova solo su eBay.

Un giorno, durante un periodo di vacanza, ero fuori in cortile a giocare a basket quando sentii squillare il telefono nell’ufficio di papà. Pochi minuti dopo, mi fece cenno di salire le scale. Con sguardo e volto solenni, mi disse: «Non torneremo in Florida, Clint. La CBS ha deciso di staccare la spina».

Mi sentii confuso ma non devastato. Avevo dieci anni e stavo già riflettendo su come sarebbero andate le cose se avessi lavorato a Il tenero Ben fino ai quattordici anni, come aveva fatto Ron con l’Andy Griffith Show. Più ci pensavo, più credevo che da adolescente sarei sembrato piuttosto sciocco a tirare un orso per la catena.



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