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autore:Gianni Canova [Canova, Gianni]
Format: epub
pubblicato: 2019-10-29T00:00:00+00:00


2.2.3. Sadismo, patetismo e centralità del corpo

I meccanismi di identificazione e distanziamento sollecitati nel lettore dai romanzi di Scerbanenco si manifestano esplicitamente, e in maniera privilegiata, in occasione della messinscena del corpo, a cui è riservata un’attenzione quasi maniacale. Non ci si riferisce, beninteso, soltanto a quella congerie di corpi sadicamente seviziati e maciullati che si accumulano di pagina in pagina come in una sorta di ossessionante gioco al massacro. Prima ancora di essere assunto a oggetto di sevizie e mutilazioni, il corpo costituisce nei romanzi di Scerbanenco uno dei principali poli di concentrazione e di sviluppo della narrazione. Questa centralità si manifesta in vari modi: si va dall’attrazione morbosa nei confronti del corpo “strano” e “deforme” (per esempio quello bellissimo e anomalo, gigantesco e insaziabile di Donatella Berzaghi in I milanesi ammazzano al sabato) alla repulsione, ideologicamente sospetta, nei confronti del corpo “diverso” e omosessuale, cui viene attribuito, in Venere privata, “l’incolore mostruoso dei mutanti descritti nei romanzi di fantascienza”.13 Del resto, senza arrivare a questi eccessi, tutti i personaggi del microcosmo romanzesco di Scerbanenco dedicano al corpo un’attenzione meticolosa e più volte sono rappresentati nell’atto di truccarsi, lavarsi o farsi la barba. Lo stesso Duca esercita la sua attività di medico soprattutto mediante “interventi diretti sul corpo” (eutanasia, imenoplastica) e più di una volta manifesta preoccupazioni igieniste proprio in relazione alla corporeità (si pensi alla frequenza con cui accenna infastidito all’eccessiva lunghezza dei capelli o alla necessità di lavarsi e di far lavare gli altri). Questa centralità del corpo si arresta però, sorprendentemente, davanti alla soglia della sessualità. I corpi dei personaggi di Scerbanenco sono incapaci di una serena attività sessuale. La loro nudità, soprattutto quella femminile, viene quasi sempre descritta con toni disgustati e nevroticamente repulsivi.14 Lo stesso personaggio di Duca Lamberti non solo non sopporta la vista di corpi femminili discinti, ma rivela anche una sostanziale predisposizione alla più rigorosa astinenza. La sua castità, più che come estrema propaggine di quella secolare vocazione al celibato che fa parte del personaggio-detective, va considerata come conseguenza di una delle peculiarità più vistose della scrittura di Scerbanenco: la totale rimozione di ogni componente erotico-sessuale. Non c’è sessualità felice nelle avventure di Duca Lamberti. L’unica sessualità che vi è ammessa è quella, non a caso mercificata, della prostituzione. Perfino la relazione di tipo affettivo appare possibile solo sotto forma di pratica asessuata, quale quella che si instaura per esempio all’interno della famiglia (tra fratello e sorella) o quella, aliena da ogni corporeità, che caratterizza il rapporto fra Duca e Livia Ussaro. Una tale espulsione di Eros non può che risultare sospetta, soprattutto se la si collega alla presenza dilagante di Thanatos. Il fatto è che, proprio in conseguenza della particolare struttura narrativa adottata, la compresenza sincronica dei due elementi risulta inibita: il sadismo iperrealista e le tanatologie di Scerbanenco possono affermarsi solo in virtù della preliminare eliminazione di ogni componente erotico-sessuale. L’incompatibilità fra i due elementi, esaurientemente dimostrata da Leslie A. Fiedler per tutto il filone del romanzo nero americano,15



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