Ricordi e commenti by Igor Stravinskij & Robert Craft

Ricordi e commenti by Igor Stravinskij & Robert Craft

autore:Igor Stravinskij & Robert Craft [Stravinskij, Igor & Craft, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-11-06T23:00:00+00:00


R. C. Come nacquero i suoi rapporti con Giacometti?

I. S. Lo incontrai in un ricevimento a Parigi dopo aver diretto la prima francese di Agon. Disse che mi aveva fatto cinque o sei ritratti in base a fotografie, ma non gli piacevano, e mi chiese di posare per un’ora. Accettai e fissammo un appuntamento per l’indomani nella mia afosa camera d’albergo al Rond-Point des Champs-Élysées. Fece tutta una serie di disegni, come lei sa, lavorando molto rapidamente e dedicando a ciascuno pochi minuti di disegno effettivo. Disse che anche nella scultura porta a termine alla svelta il prodotto finale, ma fa con lentezza e nel corso di lungo tempo gli abbozzi preparatori, a volte centinaia, che poi scarta. Disegnava con una matita durissima, sbaffando di tanto in tanto le linee con cancellature, e borbottava di continuo: «Non... impossible... je ne peux pas... une tête violente... je n’ai pas de talent... je ne peux pas...». Disse di essere appena sfuggito a un fabbricante di automobili che gli offriva una somma considerevole perché affermase che automobili e sculture sono la stessa cosa, ossia dei begli oggetti. In realtà uno degli argomenti preferiti di Giacometti era la differenza tra una scultura e un oggetto. «La scultura» diceva «è matière trasformata in espressione, espressione in cui la natura conta meno dello stile». «La scultura è espressione nello spazio, e questo significa che non può mai essere completa, perché completezza fa tutt’uno con staticità ... I busti sono ridicoli; il solo soggetto della scultura è il corpo intero ... Brancusi non è uno scultore, è un fabbricante di oggetti».

I suoi discorsi sugli scultori erano a volte sorprendenti: giudicava Pigalle il massimo scultore del dix-huitième, specie nel monumento al maresciallo di Sassonia a Strasburgo,65 e preferiva il rifiutato Voltaire nudo di Pigalle, «per la sua maggiore nervosità», al famoso ritratto ufficiale di Houdon. Rodin era per lui «l’ultimo grande scultore, nella stessa linea di Donatello» (non, naturalmente, il Rodin del monumento a Balzac o ai Bourgeois de Calais). Il lavoro di Giacometti mi piace, sulla parete della mia stanza da pranzo ho una di quelle sue pitture spazio-scultoree, e ho per lui, con la «nervosità» sua propria, un grande affetto. Mi piace il suo carattere, come si rivela in un aneddoto che mi raccontò. Ammirava molto Paul Klee, e una volta, negli anni Trenta, quando entrambi gli artisti vivevano in Svizzera, decise infine di andarlo a trovare. Raggiunse a piedi dalla stazione quella che supponeva essere la casa di Klee, a mezza costa d’un monte a una certa distanza dalla città, ma giunto là gli dissero che Klee in realtà abitava più in alto sul pendio. «Mi persi di coraggio e non ci andai. Il coraggio mi era appena bastato per arrivare fin lì».



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