America perduta by Bill Bryson

America perduta by Bill Bryson

autore:Bill Bryson [Bryson, Bill]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: EPUB9788858814178-118376
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2013-12-30T23:00:00+00:00


1 La Nave volante e Il Porto sicuro [N.d.T.].

2 Motel Lo Spiffero e Souvenir Forza 8 [N.d.T.].

16

Mi ero sempre immaginato che nel New England ci fossero solamente aceri, chiese bianche e anziani signori con giacche a quadri, seduti attorno alle stufe di ghisa degli empori mentre si raccontavano vecchie storie e scatarravano nelle sputacchiere. Ma se il basso New Hampshire era ritenuto un posto da visitare, chiaramente ero stato male informato. Trovai solamente un moderno squallore consumistico: centri commerciali, stazioni di servizio e tanti motel. Di tanto in. tanto si intravedeva qualche chiesa bianca o qualche locanda rivestita di listelli di legno, che spuntava incongruamente fra una miriade di Burger King e pompe di benzina Texaco. Questo, invece di addolcire il paesaggio, lo rendeva ancor più obbrobrioso, si capiva che cosa doveva essere stato sacrificato per fare spazio a chioschi di hamburger per viaggiatori affamati e a pompe di benzina a buon mercato.

A Salisbury mi immisi sulla vecchia Route 1 con l’intenzione di guidare lungo la costa attraverso il Maine. La Route 1, come dice il nome stesso, è la capostipite delle strade americane, la prima autostrada federale. Si estende per 4000 chilometri, dal confine canadese fino alle Keys in Florida. Per quarant’anni fu la strada principale della costa orientale, l’arteria che collegava tutte le grandi città del nord – Boston, New York, Philadelphia, Baltimore, Washington – con le spiagge e gli agrumeti del sud. Negli anni Trenta e Quaranta doveva essere fantastico andare dal Maine alla Florida per una vacanza, passando attraverso quelle meravigliose metropoli, le colline della Virginia, le verdeggianti montagne della Carolina accorgendosi dell’aumento della temperatura chilometro dopo chilometro. Negli anni Sessanta la Route 1 era diventata troppo congestionata – un terzo della popolazione americana vive infatti a 35 chilometri di distanza da essa – e così costruirono l’Interstate 95, onde evitare il traffico delle città, per cui rimane solo un fugace senso del cambio di paesaggio. La Route 1 esiste ancora, ma occorrerebbero intere settimane per percorrerla; ha assunto l’aspetto di un’interminabile arteria cittadina, un epico susseguirsi di centri commerciali.

Avevo sperato che il New England rurale avesse conservato qualcosa del suo fascino passato, ma sembrava di no. Guidai in quella fredda mattina piovosa chiedendomi se mai avrei trovato il vero New England. A Portsmouth, una piccola cittadina superanonima, entrai nel Maine passando sul ponte in ferro che attraversa il grigio Piscataqua River. Visto attraverso il ritmo sferzante dei tergicristalli, anche il Maine pareva sinistro e poco promettente: un’appendice di centri commerciali e di palazzine grigiastre di recente costruzione.

Finalmente, dietro i sobborghi di Kennebunkport, si aprì una foresta. Qua e là enormi massi marroni spuntavano misteriosamente dal terreno, come creature sotterranee che riemergono a prendere aria; di tanto in tanto riuscivo a intravedere il mare: una distesa grigia, fredda e spazzata dal vento. Continuai a guidare, pensando che da un momento all’altro avrei incontrato il tanto favoleggiato Maine, quello delle nasse per le aragoste, delle spiagge per il surf e dei fari isolati su scogli di granito, ma le città erano davvero desolate e disordinate e la campagna boscosa e spenta.



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