Single & Single by John Le Carré

Single & Single by John Le Carré

autore:John Le Carré [Carré, John Le]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T08:13:58+00:00


Una scala d’emergenza poco igienica, rischiarata da lampadine blu, saliva dal fondo del corridoio dell’ufficio legale attraverso due porte antincendio, e passando davanti a un gabinetto, fino alla sontuosa anticamera della Tana della Tigre. Oliver la scalò un gradino alla volta. Una porta rivestita di legno apparve davanti a lui. Era bombata e smilza, con un pomo d’ottone al centro. Oliver alzò una mano e stava per bussare, ma si trattenne in tempo, strinse il pomo e lo girò. Si trovava nella celebre rotonda. Un cielo stellato da regista hollywoodiano si aprì sopra la sua testa, proiettato nella stanza attraverso i vari spicchi di una cupola di cristallo. In quel mutevole chiarore Oliver distinse gli scaffali di libri rilegati a perfezione che nessuno leggeva: trattati di giurisprudenza per criminali, libri su Chi È Ricco e Chi Truffare, testi sui contratti e sul modo di violarli, sulle tasse e su come non pagarle. Libri nuovi per mostrare che Tiger è aggiornato. Libri vecchi per mostrare che è fidato. Libri solenni per mostrare che è sincero. Oliver tremava, e l’orticaria gli si stava spandendo sul collo, sul petto e sulla fronte. Aveva dimenticato tutto: il proprio nome, la propria età, l’ora del giorno, se l’avevano mandato o era venuto spontaneamente, se amava qualcun altro oltre suo padre. A sinistra, il sofà disossato e la porta dell’ufficio di Massingham. Chiusa. A destra, la scrivania a mezzaluna di Pam Hawsley e i ritratti dei suoi tre carlini. E dritto davanti a lui, dopo dodici metri di moquette azzurra, le doppie porte Wedgwood della tomba di Tiger, chiuse ma in attesa del saccheggiatore.

Navigando con l’ausilio delle stelle, Oliver attraversò la rotonda e localizzò la porta di destra, girò la maniglia, si rannicchiò su se stesso e, con gli occhi ermeticamente chiusi – così almeno credeva – sgattaiolò nell’ufficio di suo padre.

L’aria era immota e dolciastra. Oliver la fiutò e gli parve di cogliere un virile effluvio del deodorante di Trumper, l’arma preferita di Tiger. Scoprendo, dopotutto, di avere gli occhi aperti, fece qualche altro passo e si fermò davanti alla sacra scrivania, in attesa di essere notato. Era vasta, e più vasta nella semioscurità, anche se mai così vasta da ridurre la statura di chi la occupava. Il trono era vuoto. Cautamente Oliver si raddrizzò e si concesse una visione meno ostacolata della stanza. I sei metri del tavolo delle riunioni. Il cerchio delle poltrone dove i clienti possono sentirsi più a loro agio mentre Tiger li informa del sacro diritto di ogni cittadino, indipendentemente dal colore, dalla razza e dalla religione, alle migliori scappatoie legali che soldi sporchi possano comprare. La finestra panoramica dove Tiger, come un capitano in miniatura sul ponte di comando, ama pavoneggiarsi e stringerti il braccio e studiare la propria immagine riflessa sul profilo dei tetti londinesi mentre fa di tuo figlio, prima ancora che venga al mondo, un quinquimilionario. E dove – oddio, no, oh Cristo onnipotente

– dove ora il cadavere di Tiger, steso per il lungo e avvolto in un pezzo di spettrale mussolina, fluttuava nell’aria come una luna nuova adagiata sulla gobba.



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