Chiamami col tuo nome by André Aciman

Chiamami col tuo nome by André Aciman

autore:André Aciman
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Guanda
pubblicato: 2017-01-17T23:00:00+00:00


Dopo pranzo Oliver disse che doveva tornare a B. per consegnare alla signora Milani le ultime correzioni. Lanciò subito un'occhiata nella mia direzione ma, vedendo che non reagivo, se ne andò. Dopo due bicchieri di vino, non vedevo l'ora di andare a stendermi. Presi due grosse pesche dal tavolo e dopo aver dato un bacio a mia madre mi avviai di sopra. Le avrei mangiate dopo, dissi. Nella stanza buia, depositai la frutta sul piano di marmo del tavolo. E poi mi spogliai completamente. Sul mio letto, lenzuola pulite, fresche, inamidate e inondate di sole, ben tirate... che Dio ti benedica, Mafalda. Volevo stare solo? Sì. Una persona la notte prima; e ancora all'alba. Poi, al mattino, un'altra ancora. Adesso, nel più assolato dei pomeriggi d'estate, ero steso sulle lenzuola felice come un girasole appena spuntato, dritto come un fuso, nel pieno del vigore, ma anche esausto. Ora che il sonno incombeva, ero felice di essere da solo? Sì. Be', no. Sì. Forse no. Sì, sì, sì. Ero felice, null'altro contava, con o senza gli altri, ero felice.

Mezz'ora dopo, o forse prima, fui svegliato dal ricco aroma claustrale del caffè che si diffondeva per la casa. Lo sentivo perfino con la porta chiusa, e sapevo che non era quello che bevevano i miei genitori. A loro era stato servito già da un pezzo. Questo era il secondo giro, fatto con la caffettiera napoletana che usavano Mafalda, suo marito e Anchise dopo avere pranzato. Ben presto anche loro sarebbero andati a riposare. Già un pesante torpore gravava nell'aria. il mondo intero si stava addormentando. Volevo solo che lui, o Marzia, passasse sul balcone accanto alla mia portafinestra e, sbirciando dalle imposte mezze chiuse, scorgesse il mio corpo nudo disteso sul letto. O lui o Marzia, l'importante era che passasse qualcuno e mi notasse, poi stava a lui o a lei decidere cosa fare. Potevo continuare a dormire oppure, se fosse avanzato furtivamente verso di me, gli avrei fatto posto e avremmo dormito insieme. Vidi uno di loro entrare in camera mia e prendere un frutto, poi con la pesca in mano avvicinarsi al mio letto e mettermela sull'uccello duro. So che non stai dormendo, mi avrebbe detto, poi mi avrebbe premuto con delicatezza la pesca molle e troppo matura sull'uccello finché non si fosse aperta lungo la curva che mi ricordava tanto il sedere di Oliver. L'idea si era impadronita di me, non se ne voleva più andare.

Mi alzai e presi una pesca, la aprii a metà con i pollici, estrassi il nocciolo e lo posai sulla scrivania, poi con delicatezza me la portai in mezzo alle gambe -- aveva lo stesso colore indistinto di una guancia arrossata -- e cominciai a spingere finché il mio uccello non vi sgusciò dentro. Se lo avesse saputo Anchise, se avesse saputo cosa stavo facendo al frutto che aveva coltivato con servile dedizione giorno dopo giorno, col cappello di paglia a tesa larga e le lunghe e nodose dita callose che stavano sempre a strappare erbacce dalla terra riarsa.



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