La Storia by Elsa Morante

La Storia by Elsa Morante

autore:Elsa Morante [Morante, Elsa]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Yorikarus @ TNTVillage
pubblicato: 2013-02-13T23:00:00+00:00


* * *

La mattina dopo, per la prima volta dopo tanti mesi, Ida non ce la fece a levarsi presto. Né poté indursi a nessuna impresa, se non, verso le undici, a un secondo inutile pellegrinaggio alla Cassa Stipendi per il caso che oggi lo sportello-pagamenti avesse riaperto.

Al suo ritorno, Filomena la convinse a mangiare una porzione di pèttola.

Avendo smarrito lo stimolo della fame, essa ne inghiottì i primi bocconi di malavoglia; ma poi ne consumò il resto con tale voracità che poco dopo il suo stomaco disavvezzo le provocò dei conati di vomito. Essa allora si distese supina sul letto, con gli occhi sbarrati nello sforzo di trattenersi, e di evitare un simile scempio di quella pasta preziosissima.

Faceva un tempo splendido, già estivo, ma lei sentiva un gran freddo, e una sonnolenza continua che ogni tanto la ributtava di prepotenza sul letto. In quei sopori, essa rivedeva, in un al di là remotissimo, quell’altra Ida che fino a ieri trottava e galoppava per le strade come un corridore, e s’acquattava, e rubava… «Una maestra di scuola!! Una insegnante!!!» si diceva rabbrividendo a quest’ultima visione. E addirittura si vedeva già sotto accusa, portata in Tribunale: fra i giudici c’erano la sua Direttrice scolastica, l’Ispettore, il Generale in capo delle Forze Tedesche, e alcune uniformi della PAI. Questo stato le durò anche i due giorni seguenti. Adesso aveva un gran caldo, la gola asciutta. Era febbricitante. Ogni tanto, però, tornava a rinfrescarla un’arietta come di foglie o di piccole ali che le sbattessero vicino al viso:

«A’ mà! pecché dormi tanto?!»

«Adesso mi alzo… Hai mangiato?»

«Tì. Filomena m’ha dato la pèttola».

«Devi dire la Signora Filomena… Hai ringraziato? eh?»

«Tì».

«Come le hai detto?»

«Io gli ho detto: favoriscio? e lei m’ha detto: tiè!»

«Favorisco!! così le hai detto?! questo non bisogna… te l’ho già insegnato che non bisogna chiedere… Però dopo, almeno, l’hai ringraziata per il disturbo?…»

«Tì-tì. Pima gli ho detto favoriscio e dopo gli ho detto ciao».

In quei giorni Filomena e Annita erano contente, perché Santina aveva letto nelle carte che presto verrebbe la pace e si avrebbero notizie di Giovannino. Tommaso il capo di casa invece era pessimista. Raccontava di aver sentito dire, all’ospedale, che i Tedeschi intendevano resistere a oltranza, e comunque prima farebbero saltare tutte quelle famose mine; e che pure il Papa si preparava a fuggire con la «flotta vaticana» su un aereo blindato, verso l’ignoto.

Tutte le strade intorno a Roma rumoreggiavano di carriaggi e di stormi aerei. Dalla parte dei Castelli, non si vedeva altro che un enorme fumo. La sera del 3 giugno, Tommaso, che si appassionava alle partite di calcio, e favoriva la squadra della Lazio, rincasò più avvilito che mai: quasi non bastasse tutto il resto, era successo un caso dell’altro mondo: la Tirrenia aveva eliminato la Lazio. E così, questa era esclusa dalla finale, favorendo la rivale odiata, la Roma.

Da oggi Tommaso si trovava in vacanza, non potendo raggiungere l’ospedale, perché, con immediato provvedimento, era stato proibito il passaggio dei ponti sul Tevere. Così, la città era divisa in due territori, che non potevano comunicare fra loro.



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