Lessico Famigliare by Natalia Ginzburg

Lessico Famigliare by Natalia Ginzburg

autore:Natalia Ginzburg
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Letteratura Italiana
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Mario ora scriveva, da Parigi, nella sua calligrafia minuscola e illeggibile, lettere brevi e concise, che i miei genitori stentavano a decifrare.

Andarono a trovarlo. Mario viveva, a Parigi, in una soffitta. Indossava ancora quei panni, che portava quando s'era buttato nell'acqua a Ponte Tresa: ed erano stinti e frusti. Mia madre voleva che si comprasse un vestito: ma lui rifiutò di lasciare quegli abiti stinti. Chiese subito notizie di Sion Segre e di Ginzburg, che erano ancora in carcere; e di Ginzburg parlava con stima, e tuttavia come di persona lontana, che il suo pensiero e il suo affetto non avevano abbandonato ma avevano tuttavia un poco lasciato in disparte; e quanto alla sua propria avventura e fuga, sembrava averle dimenticate del tutto.

Si faceva da sé il bucato; non aveva che due camicie logore, e le lavava con grande cura, con l'attenzione meticolosa che usava un tempo nel maneggiare e riporre dentro ai cassetti la sua biancheria di seta.

Spazzava da sé la sua soffitta, con meticolosa attenzione. Era sempre ben lavato, ben sbarbato, lindo, anche nei suoi panni logori: e sembrava più che mai, disse mia madre, un cinese.

Aveva un gatto. C'era, nella soffitta, in un angolo, la cassettina con la segatura; era un gatto molto pulito, disse Mario, non faceva mai la cacca per terra. Aveva, disse mio padre, una fissazione con quel gatto. Si alzava presto al mattino, per andare a comperargli il latte. Mio padre, come mia nonna, non poteva soffrire i gatti; e anche mia madre non amava molto i gatti, preferiva i cani.

Disse mia madre:

– Perché invece non ti tieni un cane?

– Macché cane! – urlò mio padre. – Ci mancherebbe altro che tenesse un cane!

Mario, a Parigi, aveva rotto con i gruppi di Giustizia e Libertà. Li aveva frequentati, per un periodo, e collaborava al loro giornale; ma poi aveva visto che non gli piacevano tanto.

Mario era quello che, da piccolo, aveva fatto la poesia sui ragazzi Tosi, con i quali non gli piaceva giocare:



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