Le otto montagne by Paolo Cognetti

Le otto montagne by Paolo Cognetti

autore:Paolo Cognetti
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
ISBN: 9788858424315
editore: Einaudi
pubblicato: 2016-11-07T23:00:00+00:00


Sette

Era la stagione del ritorno e della riconciliazione, due parole a cui pensavo spesso mentre l’estate scorreva. Una sera mia madre mi raccontò una storia che riguardava lei, mio padre e la montagna, il modo in cui si erano conosciuti e quello in cui avevano finito per sposarsi. Strano impararla cosí tardi, dato che era la storia di come la nostra famiglia era nata, e dunque di come ero nato io. Ma da piccolo ero troppo piccolo per questo genere di racconti, e dopo non avevo piú voluto ascoltare: mi sarei tappato le orecchie, a vent’anni, pur di non sentire ricordi di famiglia, e anche quella sera la mia prima reazione fu di contrarietà. Una parte di me era affezionata alle cose che non sapeva. Guardavo fuori dalla finestra mentre ascoltavo, il fianco opposto del vallone nella penombra delle nove di sera. Era fitto di abeti da quel lato, un bosco senza radure che scendeva deciso fino al torrente. Solo un lungo canalone lo tagliava con un solco piú chiaro, ed era quello che tenevo d’occhio.

Poi, durante il racconto di mia madre, cominciò a nascere in me un sentimento diverso. Pensai: ma io la conosco questa storia. Ed era vero che a modo mio la conoscevo. Per anni ne avevo collezionato i frammenti, come uno che possegga le pagine strappate di un libro e le abbia lette mille volte in ordine casuale. Avevo visto fotografie, ascoltato conversazioni. Avevo osservato i miei genitori e il loro modo di fare. Sapevo quali argomenti li costringevano a tacere di colpo, quali altri a litigare, e quali nomi del passato avevano il potere di rattristarli o commuoverli. Possedevo ogni parte della storia, ma non ero mai riuscito a ricomporla tutta intera.

Dopo un po’ che guardavo fuori, vidi le cerve che aspettavo là sull’altro versante. Nel canalone doveva esserci una vena d’acqua e ogni sera, prima del buio, uscivano dal bosco ad abbeverarsi. L’acqua non si vedeva da quella distanza, ma erano le cerve a dirmi che c’era. Andavano e venivano lungo una loro pista, e le osservai finché fu troppo buio per distinguere qualcosa.

La storia è questa: negli anni Cinquanta mio padre era il migliore amico del fratello di mia madre, mio zio Piero. Erano entrambi del 1942, di cinque anni piú giovani di lei. Si erano conosciuti da ragazzi, in campeggio, dove li portava il prete del paese. D’estate passavano un mese intero sulle Dolomiti. Dormivano in tenda, giocavano nei boschi, imparavano ad andare in montagna e a cavarsela da soli, ed era quella vita ad averli resi tanto amici. Io potevo capirlo, no?, disse mia madre. Sí, non facevo nessuna fatica a immaginarli.

Piero andava benissimo a scuola, mio padre era piú forte di gambe e di carattere. Anzi non proprio: per certe cose era il piú fragile dei due, ma era anche quello che contagiava gli altri con il suo entusiasmo, il piú fantasioso e irrequieto. Metteva allegria averlo intorno e un po’ per questo, un po’ perché viveva in collegio, da loro era diventato subito di casa.



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