Mara. Una donna del Novecento by Armeni Ritanna

Mara. Una donna del Novecento by Armeni Ritanna

autore:Armeni, Ritanna [Armeni, Ritanna]
La lingua: eng
Format: epub, mobi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


18

Nero e duro

Mi sono svegliata due ore prima per la fila al fornaio. C’erano già un centinaio di donne. Pazienti, silenziose, rassegnate aspettavano il loro turno. Ci ho messo un’ora e mezza per le quattro pagnotte che mi spettavano. Centocinquanta grammi di pane ciascuna sono davvero pochi. Fosse buono! Nero e duro, con crusca e mais. Se avanza, si può mangiare solo ben inzuppato nel latte o nel brodo, sempre che si riesca ad averli. Pane buono, bianco, ce n’è ancora ma solo al mercato nero e costa troppo, dieci volte quello della carta annonaria. Anche la pastasciutta è diventata un lusso, di riso invece ce n’è e la mamma lo cucina spesso. E pensare che una volta con un po’ di burro lo mangiavamo solo se eravamo malati e ci sembrava un castigo. Adesso non si trova più neanche il burro.

In famiglia abbiamo quattro carte annonarie, una per ciascuno, di colori diversi e con differenti bollini, per il latte, il pane, le uova, il sapone e il resto. Tutto è razionato: la carne, il latte e l’olio; la pasta, quando si trova, sembra colla, di zucchero ne forniscono una quantità minima. I due negozi sotto casa si danno da fare, cercano di accontentare tutti, ma anche i loro rifornimenti sono scarsi. Si formano lunghe file, i ritardatari ritornano a casa a mani vuote e devono tentare in altri negozi. Anche a noi è capitato, per due giorni siamo rimasti senza latte, Lina ce ne ha dato un bicchiere per Antonio.

Le tessere le tiene tutte la mamma. «Se le lascio a voi chissà che fine fanno» ha detto a me e ad Anna. Così le ha messe in una busta che ha avvolto in un giornale e poi ha nascosto tutto sotto il materasso. «Se si perdono o se qualcuno le ruba, non abbiamo da mangiare, qui dovrebbero essere al sicuro». Ha le sue strategie. Prima staccava di volta in volta i bollini che servivano e lasciava il resto sotto il materasso. Poi ha deciso diversamente. Ha scoperto che spesso anche i viveri previsti dalla tessera sono introvabili, allora, agli inizi del mese, compra tutto quello che può e poi lo divide con severità. Un supplizio. Se è dura avere poco da mangiare, lo è di più sapere che qualcosa c’è, ma è ben chiuso in un cassetto e non si può toccare, sennò il giorno dopo si rimane a stomaco vuoto e alla fine del mese non si sa a che santo votarsi. Antonio protesta, un’ora dopo il pranzo vuole già la merenda, e la mamma non mangia la sua razione di pane per dargliela dopo con un po’ di marmellata.

La bella notizia è che Nadia è tornata. È diventata più bella, i capelli cortissimi, gli occhi luminosi, l’aria sempre decisa. Mi ha abbracciato. «Come sei magra!» ha detto. In questi mesi le Orvietine, quanto a vitto, se la sono sicuramente cavata meglio di noi. Così Lina, che aveva pianto quando Nadia era partita, piange perché è tornata. «Stava meglio a Orvieto.



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