Cacciapuoti Massimo - 2017 - La notte dei ragazzi cattivi by Cacciapuoti Massimo

Cacciapuoti Massimo - 2017 - La notte dei ragazzi cattivi by Cacciapuoti Massimo

autore:Cacciapuoti Massimo [Cacciapuoti Massimo]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Small Town & Rural, General
ISBN: 9788875218546
Google: QOZeDwAAQBAJ
editore: Minimum Fax
pubblicato: 2017-10-25T22:00:00+00:00


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La festa

La maestra Giulia era cambiata, negli ultimi tempi. Era spesso triste, e parlava poco. Anche con lui aveva cambiato atteggiamento. Aveva smesso di tormentargli i capelli e di stropicciargli il naso. Quando lo vedeva distratto, incantato come un vecchio giradischi, si avvicinava con una dolcezza struggente: «Fabbie’, accendi il cervello», diceva. «Aspe’, te l’accendo io», e gli pigiava con dolcezza il dito al centro della fronte. Era quello il pulsante per accendere la vita. Lui arrossiva sempre un poco, però gli piaceva troppo quel gesto d’affetto. Avrebbe dato chissà cosa perché lo rifacesse, ma... non accadeva più da tempo.

Aveva pensato di tutto, in quel periodo. Anche che fosse gelosa di Valeria Borrelli: per un po’ l’aveva tenuta a distanza, ma non era cambiato niente. Valeria, dal canto suo, non ci faceva neanche più caso. Era abituata ai suoi repentini cambiamenti d’umore, e in fondo Fabioromano le piaceva anche per questo.

Poi una mattina Fabio sentì Giulia che parlava con l’altra maestra. Diceva che quel progressivo distacco era necessario, e che nei giorni successivi avrebbe fatto anche di peggio, assentandosi. Insomma, era una tecnica precisa, la sua, che aveva messo a punto durante gli anni di insegnamento. Lo faceva apposta a mostrarsi distante perché i suoi ragazzi si abituassero all’idea di continuare senza di lei. Dovevano imparare a camminare con le loro gambe, senza quella sorta di appendice, di estensione della loro personalità. Questa scoperta, se da un lato lo tranquillizzò sul fatto di non avere colpe, dall’altro accrebbe la sua inquietudine: si ritrovava a fare i conti con un altro abbandono.

Per la fine dell’anno scolastico, la scuola elementare Ippolito Nievo aveva organizzato una festa per salutare i ragazzini delle quinte che lasciavano l’istituto e iniziavano l’avventura delle medie. Era la prima volta, da quando era stata fondata Guggiano, che si faceva una cosa del genere. E l’idea, manco a dirlo, era stata di Giulia De Giovanni. Era fermamente convinta che, per migliorare lo stato delle cose, Guggiano dovesse diventare una vera e propria comunità. E per ottenere questo bisognava partire dalla scuola. Fare in modo che, attraverso i figli, gli adulti entrassero in relazione tra loro; si scambiassero idee, punti di vista, o più semplicemente sguardi.

Quando Fabioromano accennò alla festa, parlando con Valentina, suo padre sorrise con disprezzo: «Non ho tempo da perdere io, in feste e banchetti! Stronzate, tutte stronzate», mormorò tra i denti.

Sua madre era diventata uno scheletro. Stava nel letto come un pezzo di legno rinsecchito. Il liquido biancastro di una sacca le scorreva nelle vene, per alimentarla. Non poteva dire la sua. Non ne aveva la forza. Forse aveva anche perso la capacità di comprendere.

Valentina si accorse del filo di delusione che aveva attraversato rapido il viso di suo fratello; si avvicinò a lui, gli sfiorò la guancia. «Tranquillo, ti accompagno io», gli disse, sussurrandogli in un orecchio. «Ci andiamo insieme».

Fu Silvana Santangelo a convincere Giuseppe Romano che non solo quella festa era un’opportunità che la vita gli stava offrendo, ma che era addirittura necessario che ci andasse.



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