Chiassovezzano by Piero Dorfles

Chiassovezzano by Piero Dorfles

autore:Piero Dorfles [Dorfles, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-12-25T00:00:00+00:00


IL FRANTOIO

Uno degli aspetti più originali della casa di Chiassovezzano è la presenza di una galleria sotterranea che collega la cantina della casa alla chiudenda, detta un po’ sinistramente la galleria dell’inferno. Lo scolo dei residui del frantoio. Da noi non si dice “vado in cantina”, ma “vado in frantoio”. Perché è vero che c’erano anche il tinaio, gli scaffali per le bottiglie e i ripiani per le patate e per le bottiglie di salsa, i contenitori per le uova, la stanza con gli orci dell’olio, e i ripostigli per tutti i prodotti della chiudenda che si potevano conservare. Ma il grande spazio seminterrato è in gran parte occupato dalla struttura di un vecchio frantoio: dalle conche con le enormi macine di pietra accoppiate, dalle presse, dalle bigonce, dalla bilancia (sulla quale andavamo a pesarci anche noi bambini) e dalle vasche rivestite di marmo. Tutto quello che serviva per la lavorazione dell’olio.

Nel giugno del ’44, durante la lunga battaglia che ha impegnato le truppe alleate nel tentativo di espugnare Volterra, anche Lajatico è stata obiettivo di ripetuti bombardamenti. Allora tutta la famiglia, con quella dei mezzadri, si è rifugiata in frantoio. La sistemazione era relativamente comoda, anche perché nello scantinato c’è un pozzo che raccoglie l’acqua piovana delle grondaie della parte nord del tetto. Quando le bombe cadevano troppo vicino, tutti scendevano in un sotterraneo più profondo, una specie di grotta con una scalinata che porta a un ambiente, scavato nel tufo, a dieci metri sotto terra. Per timore di eventuali crolli, quel rifugio era stato provvisto di pale e picconi nel caso bisognasse scavare per guadagnare l’uscita.

Gillo e mio padre avevano smesso di nascondersi: la caccia agli uomini – renitenti della leva di Salò o adatti al lavoro in Germania – sembrava essersi interrotta. L’unico maschio, giovanissimo, che correva qualche rischio perché in età di leva era Alvaro, figlio del mezzadro. Ma i buoni rapporti che la famiglia aveva avuto col colonnello della Wehrmacht che aveva requisito il primo piano della casa avevano fatto pensare che sarebbe stato al sicuro. C’era una dozzina di brandine allineate nel tinaio, nella parte più interna della cantina, e lì stavano dormendo tutti, quando improvvisamente una squadra di SS ha fatto un’irruzione. Di fronte al pericolo che correva Alvaro, rimasto impietrito nella sua branda, mia madre ha avuto la presenza di spirito di mettergli in braccio mia sorella, che non aveva ancora tre mesi, e gli ha stretto un fazzoletto sulla testa. Poca luce, il volto giovane, la bambina agitata hanno fatto il resto. I tedeschi sono passati davanti alle nonne e agli uomini più anziani e, davanti ad Alvaro con Giorgetta in braccio, sono andati oltre con un cenno del capo, mormorando “Gnädige Frau…”.

Il frantoio prendeva vita una volta l’anno, in autunno, quando gli olivicoltori del paese venivano in fila, con carriole o con i tradizionali carri agricoli rossi trainati da buoi, a portare i sacchi con le olive mature. Dopo averle pesate sulla bilancia, che per l’occasione veniva sistemata in giardino,



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