La mafia non deve fermarvi by Rosaria Costa

La mafia non deve fermarvi by Rosaria Costa

autore:Rosaria Costa [Costa, Rosaria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-04-04T12:00:00+00:00


25

Funerali di Stato

Fin dalle prime luci dell’alba del 25 maggio 1992, come una madre accoglie a braccia aperte i propri figli caduti in battaglia, così la città di Palermo fece con i nostri cari. Persino dall’alto ci furono segnali di compassione: una pioggia fitta, come lacrime dal cielo, accompagnò i feretri appena usciti dal Palazzo di Giustizia.

Le cinque bare erano scortate da un’interminabile quantità di uomini in divisa, non le abbandonarono nemmeno per un metro, finché non vennero deposte, l’una a fianco all’altra, nella chiesa di San Domenico, la stessa in cui, dieci anni prima, erano stati celebrati i funerali del nostro amato prefetto, Carlo Alberto Dalla Chiesa, e della giovane moglie Emanuela.

La scena era straziante. “Non voglio dimenticare nulla” pensai tra me e me, “devo memorizzare ogni momento e ricordarlo fino alla fine dei miei giorni.”

Rammento una chiesa gremita, la folla furibonda che alla vista delle autorità urlava la parola «Assassini». Il volto triste e perso nel vuoto del giudice Antonino Caponnetto.

Le cinque bare erano davanti all’altare, avvolte dal tricolore che io vedevo come insanguinato. Su quelle dei poliziotti erano poggiati i loro cappelli, mentre su quelle dei due magistrati erano adagiati i loro tocchi.

Dietro ai nostri cari, agenti in alta uniforme, poco distanti da loro, altre decine, centinaia di poliziotti e familiari. Tra questi si distinguevano i colleghi dell’Ufficio Scorte, in lacrime e con la fascia nera al braccio.

«Siamo morti che camminano» si sfogarono dentro la chiesa, «lavoriamo senza sapere se torneremo a casa.»

Dai loro volti traspariva la rabbia, ma soprattutto la paura di altri attentati, di altri morti. Non avevano mezzi a sufficienza per contrastare quei criminali.

«Mancano le auto blindate, ci sentiamo facili bersagli.»

Come dar loro torto? Il giorno della strage a vincere era stata la mafia.

Guardavo con attenzione ogni minimo dettaglio, ogni persona presente nella chiesa, il dolore di noi familiari era diventato unico e inscindibile. I cinque caduti rappresentavano per l’Italia onesta la giustizia e il coraggio.

Le prime panche vennero occupate da uomini delle Istituzioni, accorsi da ogni parte del Paese. C’era pure l’ambasciatore americano Peter Secchia, perché gli Stati Uniti vollero unirsi a Palermo e a tutti noi nel dolore. Ma io ero sicura che anche gli uomini della mafia fossero seduti lì, a godersi lo spettacolo tra persone insospettabili.

La gente del popolo, invece, era riuscita a prendere posto nelle navate, e da lì tanti urlavano rivolti alle autorità: «Fuori da qui!». E io mi sentivo sempre più prigioniera del dolore, dell’ingiustizia. Unico testimone e custode della verità, Nostro Signore.

Non molto lontano da me, davanti alla bara dei magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, la costante presenza di Paolo Borsellino, accanto al quale stava il giudice Caponnetto, affranto.

Anche il giudice Borsellino, come tutti noi, era disperato per la perdita dei suoi cari amici, Giovanni e Francesca. Io e lui, uno accanto all’altra, restammo lì, a vegliare sui nostri morti, sino alla fine del funerale.

Nella chiesa intrisa di sconforto, all’improvviso si sentì un urlo di dolore. Era sempre lei, la mamma di Rocco Dicillo: «Rocco, dove sei? Gesù, perché l’hai fatto?».



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.