Dagli Ebrei la salvezza by Léon Bloy

Dagli Ebrei la salvezza by Léon Bloy

autore:Léon Bloy [Bloy, Léon]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-05-07T22:00:00+00:00


XXVII

E ora, sia pure con timidezza di colomba o prudenza di serpente, a rischio di passare per un miserabile fomentatore di sofismi eterodossi, come oserò affrontare il conflitto, adorabilmente enigmatico, fra Gesù e lo Spirito Santo?

Ho parlato di Caino e di Abele, del Figliol prodigo e di suo fratello, così come avrei potuto parlare del Buono e del Cattivo Ladrone, che così curiosamente ce li ricordano.

E avrei potuto citare anche la storia di Isacco e di Ismaele, di Giacobbe e di Esaù, di Mosè e del Faraone, di Saul e di David, e altre cinquanta meno popolari, nelle quali la Competizione mistica dei Primogeniti con il Secondogenito, promulgata in modo decisivo e sacramentale sul Golgota, viene resa nota nel corso dei secoli, in forma profetica.

I fratelli scomunicati e persecutori rappresentano sempre il Popolo di Dio contro il Verbo di Dio. È una regola immutabile e senza eccezioni, che l’Eternità stessa non cambierebbe.

Ora, il Popolo di Dio è il misero popolo degli Ebrei particolarmente destinati al Soffio del Sabaoth, che tante volte li fece risuonare come le arpe dei boschi secolari.

Israele ha quindi il privilegio di essere investito del compito di rappresentare e, in modo quanto mai impenetrabile, di proteggere quel Paracleto errante di cui fu abitacolo e ricettatore.

A chi non sia privo della facoltà di contemplazione pare impossibile separarli, e più l’estasi è profonda più strettamente essi sembrano saldati l’uno all’altro. La qual cosa finisce col somigliare, in una prospettiva abissale, a una specie di identità.

Ma c’è qualcosa di singolare. La Croce rappresenta pure lo Spirito Santo: è lo Spirito Santo stesso!

«Un giorno la Terra saprà, e ne avrà un’agonia di spavento, che questo Segno era il mio Amore, e cioè lo SPIRITO SANTO celato sotto un travestimento inimmaginabile!...».44

La Croce è un segno essenzialmente Settenario.

Di conseguenza gli Ebrei, così prodigiosamente in armonia con lo Spirito Santo, la cui voce ebraica viene perpetuamente udita nel contrappunto delle nostre liturgie, dacché questo Spirito ha soffiato su di loro come un uragano – gli Ebrei danno al Verbo di Dio appunto la Croce, affinché l’Amore gravi sopra di Lui, schiacciandolo, nella sua forma simbolica più compiuta e più dura.

A questa Croce, dalla quale sono afflitti i Sette Giorni, essi inchiodano saldamente il Verbo stesso di Dio, che è il povero Gesù, come i crudeli contadini inchiodano l’uccello della Saggezza alla loro porta di casa. Lo inchiodano possentemente, in modo che non Gli sia dato di scendere senza il loro permesso.

Sette martellate per la Mano destra, Sette per la Mano sinistra, Sette ancora per il terribile chiodo scheggiato che trafora i due Piedi del Buon Pastore – per ottenere il numero significativo di ventuno, corrispondente a quello degli anni del derisorio Sedecia, dal magnifico Nome,45 colui che «non arrossiva al cospetto di Geremia», allorché salì al trono insozzato di Gerusalemme, il cui triste popolo stava per esser fatto prigioniero.

Non basta: la Croce è ignobile, e rende altrettanto ignobile il Verbo di Dio.

La Croce è folle, e il Verbo di Dio, per volontà del popolo ostile, diventa lo Sposo della sua demenza.



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