Factotum by Charles Bukowski

Factotum by Charles Bukowski

autore:Charles Bukowski
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


50.

Avevo i soldi vinti alle corse e quelli che mi avevano dato i ragazzi da puntare quindi non facevo niente e Jan era felice e contenta. Due settimane dopo scattò il sussidio di disoccupazione. Non avevamo niente da fare tranne rilassarci, scopare, fare il giro dei bar e passare tutte le settimane dall'Ufficio di collocamento dello stato della California a prendere il mio bell'assegno. Dovevo solo rispondere a tre domande:

«Lei è abile al lavoro?».

«Vuole lavorare?».

«Accetterebbe un lavoro?».

«Sì! Sì! Sì!», dicevo sempre.

Dovevo anche consegnare un elenco di tre ditte alle quali avevo fatto richiesta di lavoro durante la settimana. Prendevo i nomi e gli indirizzi dalla guida del telefono. Mi sorprendevo sempre quando qualcuno rispondeva «no» a una delle tre domande. Gli sospendevano immediatamente l'assegno e lo accompagnavano in un'altra stanza dove c'erano degli specialisti che lo aiutavano a trovare la strada per la suburra.

Ma nonostante il sussidio di disoccupazione e i soldi delle corse il mio conto in banca cominciò ad assottigliarsi. Io e Jan eravamo due irresponsabili quando bevevamo pesantemente e i guai cominciarono ad arrivare a palate. Dovevo sempre correre alla prigione di Lincoln Heights a pagare la cauzione per tirar fuori Jan. Veniva giù in ascensore con una secondina lesbica alle calcagna, quasi sempre con un occhio nero o la bocca gonfia e molto spesso con un bel po' di piattole omaggio di qualche maniaco incontrato in un bar. Poi bisognava pagare la cauzione, le spese e le multe; in più c'era la solita richiesta del giudice di andare per sei mesi alle riunioni della A.A..3 Anch'io collezionai la mia parte di condanne con la condizionale e multe pesantissime. Jan riuscì a districarmi dalle imputazioni più svariate, dal tentativo di stupro, all'aggressione, agli atti osceni, a varie violazioni di vari regolamenti. Anche il disturbo della quiete pubblica era una delle mie imputazioni preferite. La maggior parte di queste imputazioni non prevedevano la reclusione vera e propria... bastava pagare la multa. Ma andavano via un sacco di soldi. Ricordo che una sera la solita macchina rimase in panne proprio all'entrata di MacArthur Park. Guardai nello specchietto retrovisore e dissi: «O.K., Jan, siamo fortunati. Qualcuno si sta fermando dietro di noi. Ci darà una spinta. Ci sono ancora persone gentili a questo mondo». Guardai di nuovo nello specchietto. «Occhio al CULO, Jan, ci sta venendo addosso!». Il figlio di puttana non aveva nemmeno rallentato e ci venne proprio nel didietro. Il sedile anteriore crollò e ci appiattì contro il parabrezza. Scesi dalla macchina e chiesi a quello stronzo se aveva preso la patente in Cina. Lo minacciai anche di morte. Arrivò la polizia e mi chiese se avevo qualcosa da obiettare a dare una soffiata nel palloncino. «Non farlo», disse Jan. Ma io non le diedi retta. Chissà perché mi ero fatto l'idea che siccome era stato l'altro a venirci addosso, non potevo assolutamente essere io l'ubriaco. L'ultima cosa che ricordo è di essere salito sulla macchina della polizia mentre Jan restava lì davanti al nostro catorcio in panne col sedile anteriore a pezzi.



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